"A causa del rialzo dei prezzi dei cereali quest'anno gli allevatori sono costretti a fare delle scelte: i vitelli, le manze, cioè gli animali che non producono ma che devono crescere, mangeranno solo fieno". Lo spiega Elena Vittaz, veterinaria e titolare dell'unica azienda produttrice di mangimi in Valle d'Aosta (la Vi.m. di Saint-Marcel), con una produzione di circa 60 mila quintali l'anno e un centinaio di aziende agricole clienti.
La stima è di "un calo del 15%, pari proprio a quel mangime che non viene più dato agli animali non in produzione". "L'Italia - sottolinea - importa il 60-65% di cereali dall'estero, Ucraina e Ungheria soprattutto. A causa della guerra le importazioni sono difficili, e la merce che arriva subisce aumenti anche del 40% per mais, grano e orzo". Quindi "in un mese il mangime è aumentato anche di cinque euro al quintale, ormai ha superato i 40 euro. I prezzi stavano già crescendo, la carenza di cereali va a inserirsi in un rialzo dei costi produttivi già era in atto", dai trasporti ai "sacchi per vendere i mangimi".
Per questo la sua azienda ha dovuto "rallentare la produzione, c'è una minore richiesta. Gli agricoltori danno meno pietanza ai loro animali perché costa troppo. Il prezzo del latte è fisso, nessuno li paga di più e quindi anche loro devono farsi i conti.
Il mercato agricolo è molto lento, non è come quello dei carburanti che varia in pochi giorni, ci andrà qualche mese per riassorbire il colpo".
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