"Il mio assistito si è fatto interrogare e ha chiarito la sua posizione, ribadendo l'assoluta estraneità ai fatti contestati. Siamo fiduciosi che la procura possa aver recepito positivamente la nostra ricostruzione". Così l'avvocato Domenico Noris Bucchi al termine dell'interrogatorio in procura ad Aosta, durato un'ora e 45 minuti, di Alessandro (detto Sandro) Parmiggiani, di 75 anni, di Reggio Emilia, uno dei due indagati per ricettazione dopo il sequestro di un quadro di Antonio Ligabue risultato rubato nel 1991 in una villa di Boretto (Reggio Emilia).
Con un valore stimato di 250-300 mila euro, 'Autoritratto con spaventapasseri' era stato notato in una mostra al Forte di Bard - polo museale che la procura di Aosta ritiene parte lesa - nel gennaio scorso da un'80enne emiliana, oggi residente a Milano, che nel 1991 subì il furto e che da allora non ha mai smesso di cercare l'opera. Parmiggiani, tra i massimi esperti dell'artista morto 57 anni fa a Gualtieri, è il curatore di quella mostra.
La procura di Aosta ha ricostruito che ha avuto l'opera dalla gallerista Patrizia Lodi (67) di Sala Baganza (Parma), per poi organizzare la mostra 'Antonio Ligabue e il suo mondo' e vendendola al Forte di Bard. Di quel quadro - sempre secondo gli inquirenti - Lodi non avrebbe accertato la provenienza. Anche lei è indagata per ricettazione e si è sottoposta a interrogatorio il 13 luglio scorso. L'inchiesta del pm Giovanni Roteglia non è ancora chiusa.
Dopo la segnalazione ai carabinieri del Nucleo tutela dei beni culturali di Monza era scattato il sequestro e la procura di Aosta aveva aperto il fascicolo. Secondo quanto accertato dalla Pinacoteca di Brera, il quadro esposto è effettivamente quello rubato nel '91. Realizzato nel 1957-1958 e pagato 4.000 lire all'epoca, dopo il furto di 31 anni fa ha subito una modifica: la rimozione di una libellula dipinta in alto a destra, poi ricoperta con i colori del cielo. Un'operazione utile secondo gli investigatori a mascherare l'opera. L'ultimo passaggio di proprietà del quadro risale al 2015 e da allora, ha appurato la procura di Aosta, è stato esposto almeno in altre tre mostre.
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