Dalla risoluzione dei
conflitti alla costruzione della pace, dalla tutela dei diritti
umani alla libertà religiosa, dalla cura della casa comune al
contrasto della "cultura dello scarto" e alle migrazioni: è
ampio il raggio d'azione della diplomazia vaticana che è come
"un ospedale da campo in mezzo a una battaglia". Lo ha detto
mons. Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti
con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, in una lectio
magistralis alla Università Cattolica di Lublino sul tema "La
diplomazia della Santa Sede nel mondo contemporaneo" in
occasione dell'incontro del Centro per lo Studio della
Diplomazia del medesimo Ateneo.
L'obiettivo, ha detto Gallagher, come riferisce Vatican News,
è sempre quello di "costruire ponti, cercare il dialogo con
tutti, usare umiltà e pazienza al massimo per sciogliere nodi
apparentemente inestricabili, sforzarsi di ricucire i più tenui
segni di buona volontà delle parti in conflitto per avviare
processi di pace". Quella pontificia è una "diplomazia della
misericordia", intesa come "autentico impegno politico di
solidarietà, in vista della promozione del bene comune". Non un
obiettivo astratto, ma la realizzazione di azioni concrete quali
la cancellazione dei debiti esteri e la promozione di politiche
di cooperazione e sviluppo o la valorizzazione della dignità
della persona umana, "anche di fronte a gravi crimini" come la
pena di morte.
Agli studenti della Kul, Gallagher ha poi spiegato nel
dettaglio come funziona la diplomazia papale, una rete "vasta e
ben definita", guidata dalla Segreteria di Stato, ha spiegato
l'arcivescovo, ma "il primo diplomatico è proprio il Papa". Il
pontificato di Giovanni Paolo II e "le questioni riguardanti
l'Europa orientale" lo hanno dimostrato, ma anche oggi è
evidente "l'impatto che Papa Francesco ha sulla scena
internazionale", ha concluso Gallagher.
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