"Un dono immenso, un conforto per chi
da mesi patisce stenti e sofferenze. La Chiesa è davvero una
grande famiglia dove tutti, grandi e piccoli, lavoriamo per la
gloria di Cristo e la pace". Con queste parole padre Gabriel
Romanelli, parroco della chiesa latina della Sacra Famiglia di
Gaza, racconta al Sir la visita di 4 giorni, che si è chiusa
ieri 19 maggio, del patriarca di Gerusalemme, il cardinale
Pierbattista Pizzaballa, alla parrocchia.
Papa Francesco ha fatto sentire la sua vicinanza: "Un vero
padre che tutti i giorni chiama i propri figli in difficoltà.
Ogni sera alle 20 i fedeli si radunano intorno a padre Youssef
in attesa di ascoltare la voce del Pontefice e di ricevere la
sua benedizione. Cosa che è avvenuta anche in questi giorni. Una
cosa commovente che fortifica la fede dei nostri cristiani",
commenta padre Romanelli.
L'ingresso del patriarca a Gaza ha coinciso anche con il
ritorno tra i suoi fedeli di padre Romanelli che, al momento
dello scoppio della guerra, era fuori dalla Striscia. Giovedì
scorso, finalmente, ha potuto riabbracciarli insieme alle
religiose del Verbo Incarnato (Ive) e al suo vicario padre
Youssef Asaad che ha fatto sapere di voler restare a Gaza
nonostante i mesi difficili trascorsi nel compound parrocchiale
con circa 700 sfollati cristiani, oggi ridotti a circa 500.
"Sono tornato e resterò con loro - spiega padre Gabriel -. Con
noi per un certo tempo ci saranno anche il Provinciale dell'Ive,
padre Carlos Ferrero, e una terza suora, anche lei argentina,
del Verbo Incarnato, suor Maria Meraviglia di Gesù. Qui ci sono
tante cose da fare e serve aiuto". Durante la sua permanenza a
Gaza il card. Pizzaballa ha incontrato la comunità cristiana
sfollata, ha parlato con i fedeli, ha visitato alcune strutture
parrocchiali distrutte, ha assistito ai giochi dei bambini,
celebrato messe e presieduto veglie di preghiere e Rosari,
benedetto un panificio restaurato grazie anche al patriarcato
latino e fatto visita alla parrocchia greco-ortodossa di San
Porfirio.
Padre Romanelli parla dei suoi fedeli che ha potuto vedere
dopo sette mesi: "Ho visto nei loro volti tanto dolore ma anche
tanta serenità. Riporto le parole del patriarca che rendono bene
questo loro stato d'animo: 'Mi stupisce la loro serenità. Non
sono arrabbiati, nonostante l'enorme sofferenza provocata da
questa guerra che non vuole finire'. Ho visto anche moltissime
macerie. Non c'è praticamente nessun edificio che non sia stato
toccato, bombardato, danneggiato o distrutto. Ci vorranno anni
per ricostruire Gaza. Ma le persone hanno voglia di continuare a
vivere, di riprendersi".
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