"Che questa scelta di
essere stretto collaboratore del Santo Padre, in conformità con
Gesù Cristo, sia un ulteriore segno per la Chiesa, il popolo di
Dio, dell'incessante desiderio di tessere e rafforzare i legami
con tutti i popoli, in questo caso gli iraniani in generale e i
loro leader in particolare". È quanto sottolinea in un messaggio
ad AsiaNews mons. Dominique Joseph Mathieu, arcivescovo di
Teheran-Ispahan, elevato ieri al rango di cardinale da Papa
Francesco al termine della recita dell'Angelus, annunciando un
Concistoro che si terrà l'8 dicembre.
Parlando della difficile situazione in Medio Oriente, con la
prospettiva di un conflitto aperto fra Iran e Israele, il
vescovo di Teheran sottolinea: "In questo quadro di profonda
tensione valgono ancora di più le opere e le parole di san
Francesco, secondo cui quando non si può predicare con la parola
noi predichiamo con la nostra vita e diamo testimonianza
dell'amore di Dio con la nostra stessa vita. Credo che anche
questo sia ciò che ci si aspetta dai cristiani".
Un'ultima riflessione l'arcivescovo la riserva al popolo
iraniano, che definisce "molto accogliente". "Tutti sono
interessati all'Iran perché è uno Stato con tante risorse, non
solo della terra ma pure a livello intellettuale. Una nazione -
conclude - che non è solo chador e barbe, come spesso viene
rappresentato, e in maniera erronea, dai media in Occidente".
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