Shakespeare ha scritto "noi siamo
della materia di cui sono fatti i sogni" e Federico Fellini, il
regista, il disegnatore, il poeta, l'uomo che alla moglie
Giulietta Masina prima di essere operato, nel 1993, anno
dell'Oscar alla carriera e della morte, lascia sul comodino in
ospedale una lettera con la frase iniziale "ancora un bacetto
prima di addormentarmi", ne è forse uno dei massimi esempi.
Un'artista dell'immagine dove la realtà, i mille volti della
realtà, diventano visione onirica, e viceversa.
La lettera alla moglie, alla protagonista di film come "La
Strada", "Giulietta degli spiriti" o "Ginger e Fred", con un
altro compagno di strada nel campo della settima arte come
Marcello Mastroianni, è uno dei tanti, significativi tasselli
che compongono la mostra a Padova, dal 14 aprile al 1 settembre
(catalogo Skira), dedicata a Fellini, al genio del cinema nato a
Rimini il 20 gennaio 1920 e morto il 31 ottobre 1993 a Roma,
dopo un attacco cerebrale alcuni mesi prima nella sua città
natale.
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