Non è stata una procedura di estradizione ma di espulsione quella di Cesare Battisti, l'ex terrorista condannato definitivamente all'ergastolo per 4 omicidi commessi alla fine degli anni '70, e fermato a Santa Cruz lo scorso 12 gennaio dopo essere fuggito dal Brasile. Lo ha detto il pg Antonio Lamanna nel corso dell'incidente di esecuzione davanti alla Corte d'Assise d'appello di Milano, ritenendo che la procedura seguita è stata corretta e che non vale l'accordo di estradizione tra l'Italia e Brasile. "Non chiedo lo sconto di pena ma l'applicazione della legge, perché pena da scontare non vuol dire sconto di pena" sono le conclusioni con cui il difensore di Battisti, Davide Steccanella, ha chiesto, in forza dell'accordo di estradizione tra Italia e Brasile, di commutare la pena definitiva dell'ergastolo inflitta all'ex terrorista, ora in carcere in Sardegna dopo una lunga latitanza, in 30 anni che, al netto del periodo di detenzione già sofferto, scendono a 20 anni, 7 mesi e 24 giorni.
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