Durante il lockdown nel Nord Italia
l'interruzione di molte attività umane ha dimezzato il rumore
sismico di fondo, cioè le vibrazioni captate dagli strumenti ma
non avvertibili dall'uomo. Lo indica lo studio condotto in
collaborazione tra l'Università di Padova, l'istituto Isterre di
Grenoble (Francia) e l'Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia (Ingv), basato sulla rete sismometrica dell'Ingv e
pubblicato sulla rivista Scientific Reports. "Le nostre
osservazioni mostrano che il rumore sismico di fondo si è
abbattuto di circa il 50%", rileva Jacopo Boaga, del
dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova e co-autore
dello studio. Il confronto tra il segnale prima e durante il
lockdowi ha permesso di identificare il rumore sismico non
dovuto a cause naturali (sismi, movimenti gravitativi,
sollecitazioni meteo-marine), non influenzato dal lockdown, e
quello generato dall'uomo. ( (fabbriche, aeroporti, traffico).
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