Sono le onde sonore captate
dall'ecoscandaglio a consentire a Venezia lo studio delle
migrazioni delle specie marine tra la laguna e l'Adriatico, in
entrata e in uscita. Questo perché le bocche di porto non sono
più semplici corridoi tra mare e laguna, ma veri e propri
habitat scelti da pesci e organismi marini che ne amano le
caratteristiche, nonostante la cementificazione. Ora non solo è
possibile 'vedere' il passaggio di banchi di pesci, ma
addirittura riconoscere specie di piccolissime dimensioni.E'
l'esito di una campagna di studi effettuata dall'Università Ca'
Foscari di Venezia grazie al progetto Exchange, appena concluso,
finanziato dal Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca
(FEAMP 2014-2020).
Le campagne di monitoraggio hanno messo in luce come le
tecnologie di rilievo acustico, grazie alla loro rapidità,
possano essere impiegate come strumento di 'early warning', cioè
di allerta preventiva. Emblematico il caso della noce di mare
(Mnemiopsis leidyi) un celenterato invasivo la cui popolazione
dal 2016 ha un'esplosione della popolazione. Questo organismo
dall'aspetto gelatinoso, erroneamente scambiato per medusa, si
nutre di larve e uova ed è responsabile del crollo della pesca
delle sardine.
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