"Siamo con le spalle al muro,
siamo pronti a tutto". Così Vladimiro Tommasini, presidente del
Comitato Venezia Lavora, che conta 500 iscritti, lavoratori
provenienti dalle molteplici attività legate all'ambito portuale
ed al suo indotto, al mondo della crocieristica a Venezia:
portabagagli, ormeggiatori, vetrerie, tassisti, gondolieri.
Se non arriveranno risposte e sostegni agli oltre 1700
lavoratori, Tommasini ipotizza di mettere in atto azioni che
creeranno "un problema di ordine pubblico. Non siamo abituati a
questo, abbiamo sempre lavorato - dice -. Però se siamo messi
nelle condizioni di farlo, siamo pronti ad agire". Il problema,
ricordano Tommasini e il vicepresidente del comitato, Marco
Gorin, non riguarda solo la pandemia ma l'annoso e insoluto
problema del passaggio delle grandi navi a Venezia. "Il comparto
crocieristico - rileva Tommasini - da un anno non lavora. Non
abbiamo prospettive, non sappiamo quando riprenderemo, rispetto
ad altri porti in Italia abbiamo un problema nel problema. Per 8
anni abbiamo dato fiducia ai politici, abbiamo creato il
comitato perché non siamo più disposti a darla". Tommasini
riosserva che c'è anche la questione del "costo delle
concessioni portuali che continuano ad andare avanti: abbiamo
chiesto di fare delle proroghe e che vengano annullati".
"In questo anno - aggiunge Gorin - siamo partiti con la
disastrosa acqua granda e abbiamo proseguito con il Covid.
Avevamo speranza che ad agosto o settembre qualcosa si muovesse,
poi l'illusione è svanita quando abbiamo visto le navi salpare
per il porto di Trieste. Vogliamo che dalla politica locale e
nazionale vengano prese decisioni. In caso contrario, perdita
economica e dei posti di lavoro. Ci sono lavoratori che da
aprile non hanno cassa integrazione, spiegano dal comitato, né
sostegni economici. Non possiamo permettere più a nessuno di
prenderci in giro".
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