Un imprenditore ex legionario di
Vicenza, Max Aderman, 47 anni, sarebbe stato catturato,
imprigionato e torturato per 11 giorni in Siria dai servizi
segreti per rivelare "informazioni sulla sicurezza in Israele",
riuscendo a liberarsi corrompendo una guardia e contattando
l'ambasciata italiana in Libano.
La vicenda viene raccontata dallo stesso Aderman oggi, in
un'intervista pubblicata da Il Giornale di Vicenza. La prigionia
sarebbe durata dal 2 al 13 gennaio scorsi, dapprima in un
palazzo dove avrebbe subito torture, quindi nella casa
circondariale di Damasco, da cui è riuscito poi a uscire.
A catturarlo, secondo il suo racconto, sono stati sette
militari armati di kalashnikov, in un agguato portato a termine
con la complicità della fidanzata dell'uomo, Yara Muhrez, con
cui viveva nella capitale siriana da settembre, e dove avrebbe
voluto aprire un bar.
Dal racconto dell'imprenditore - un passato da carabiniere,
poi legionario e titolare di una società di sicurezza in Africa
- emergono alcuni particolari della prigionia, dapprima legato e
bendato in una stanza, percosso con mangnanelli di gomma.
Quindi, trasferito nel carcere, le torture sarebbero finite, e
da lì, pagando una guardia, Aderman avrebbe telefonato
all'ambasciata italiana in Libano che avrebbe organizzato il suo
rientro in Italia. Sulla vicenda l'uomo ha detto di aver
presentato denuncia alle Procure della repubblica di Roma e
Vicenza.
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