"Io non avevo voglia di venir qui,
era più la mia famiglia a insistere. Volevo rimanere a fare il
mio percorso, pur con la presenza dei Talebani. Controllo ogni
sera se ci sono biglietti d'aereo, poi parlo con la mia
coscienza e dico: no, se torni là sarai una come tante altre, e
non potresti essere altrettanto efficace". Lo ha detto ai
giornalisti Zahra Hamadi, l'attivista afghana rifugiata a
Venezia, oggi a Mestre per un incontro sul Paese asiatico al
Festival della Politica.
"Quello che posso fare io da qui, e quel che sto facendo - ha
proseguito Hamadi - è di mantenere la voce di migliaia di
persone, di migliaia di ragazze che stanno protestando, di
milioni di donne chiuse in casa come prigioniere. E' mio dovere
essere loro portavoce. Il mio dovere, proprio da donna, è
mantenere la voce di altre donne, e non solo: è tutta una
società completamente a rischio", ha concluso.
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