"I produttori di contenuti e i
fornitori di servizi digitali si astengono da ogni forma di
utilizzo dell'immagine e dei dati personali di bambini e
adolescenti che non sia strettamente necessaria all'esercizio
della libertà di espressione e del diritto di cronaca". E' uno
dei passaggi conclusivi della bozza del "Patto di Treviso",
proposto il 12 novembre e in discussione fino al 13 novembre nel
capoluogo della Marca, a 30 anni dalla 'Carta', promosso da
Telefono Azzurro in collaborazione con il Comune.
Il protocollo impegna anche la famiglia ad "astenersi da ogni
forma di diffusione al pubblico di fotografie, video e dati
personali di bambini e adolescenti, ivi incluso lo sfruttamento
commerciale dell'immagine del minore, tale da precludere a
questi ultimi, divenuti adulti, di autodeterminarsi circa
l'ambito di diffusione delle proprie immagini e dei propri
dati".
Infine vengono sollecitate le istituzioni, "ciascuna nei
limiti delle proprie competenze e funzioni" a promuovere "la
consapevolezza sui rischi connessi al mancato rispetto di tali
impegni, vigilando sul loro rispetto".
Le premesse del documento iniziano dalla constatazione che "i
media, nell'ecosistema digitale più che in passato,
rappresentano un elemento portante dell'infrastruttura sociale,
culturale, economica, tecnologica e politica" e che "l'infosfera
non è disegnata, progettata, sviluppata e gestita a misura di
bambini e adolescenti".
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