Il 2021 si chiude in Veneto con un
saldo occupazionale positivo per 39.700 posti di lavoro
dipendente, grazie soprattutto all'andamento della seconda metà
dell'anno, quando l'atteso rimbalzo economico seguito al crollo
del 2020 ha spinto anche il mercato del lavoro regionale. Il
dato emerge dalla "Bussola di Veneto Lavoro".
A crescere non sono solo i contratti a termine (+38.500) ma
anche i rapporti di lavoro a tempo indeterminato, protetti da
cassa integrazione e divieto di licenziamento, seppure con un
saldo meno positivo rispetto al 2019.
La domanda di lavoro si è invece fermata su volumi inferiori
al 2019, con un calo delle assunzioni del 9%, soprattutto a
causa dell'andamento registrato nei primi mesi dell'anno. La
flessione si è concentrata nell'occhialeria (-30%), turismo
(-22%), concia (-17%) e commercio (-10%), ma vi sono incrementi
anche rilevanti: macchine elettriche (+17%), industria chimica e
plastica (+11%), attività culturali (+12%) e servizi finanziari
(+11%). Il mese di dicembre ha confermato l'inversione di
tendenza della seconda parte dell'anno e ha fatto registrare un
+5% delle assunzioni.
Analogamente, le cessazioni di rapporti di lavoro si sono
confermate in flessione (-11%), con una netta prevalenza di
quelle per fine termine (il 52% del totale) e delle dimissioni
(34%). Queste ultime sono però in aumento del 9% rispetto al
2019, in virtù soprattutto di una rinnovata dinamicità del
mercato del lavoro che consente a molti lavoratori di trovare
altrove migliori condizioni di impiego. Anche per effetto del
divieto, i licenziamenti economici individuali e collettivi
risultano dimezzati rispetto al 2019. Lo sblocco del 31 ottobre,
dopo quello parziale del 30 giugno, sembra aver provocato i
temuti scossoni: da luglio ad oggi ne sono stati effettuati
circa 9.400 rispetto ai 16.000 del 2019 e ai 15.000 del 2018.
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