"Per noi fu uno shock, fummo travolti da qualcosa che non
conoscevamo, eravamo chiusi in casa. Da quel giorno sono
cambiata, siamo cambiati tutti". Manuela, 39 anni, è la figlia
di Renato Turetta, il 67enne di Vo' (Padova) che fu la seconda
vittima del Covid del comune dei colli Euganei, il primo cluster
in Veneto, divenuto zona rossa il 21 febbraio del 2020.
Nella giornata mondiale del ricordo delle vittime del
Coronavirus il pensiero di Manuela va a queste due famiglie, la
sua è quella di Trevisan, che per prime vennero colpite da
quella che poi divenne la pandemia. Su Vo', paesino in mezzo ai
monti die 3.000 anime fu come un terremoto. Turetta era amico di
Adriano Trevisan, anche lui di Vo', prima vittima di Covid in
Italia. Quest'ultimo spirò all'ospedale di Schiavonia la sera
del 21 febbraio, l'10 marzo morì anche il suo amico Renato
"Purtroppo per ogni cosa che accade - dice la donna - ci sono
sempre "i primi" che sperimentano la tragedia, adesso ci sono i
vaccini, non so dove saremmo ora senza i vaccini". Rispetto ail
movimento dei no vax Manuela ha una posizione più morbida
rispetto a quella che ci si aspetterebbe: "Li rispetto - spiega
-, capisco le loro paure, io e tutta la mia famiglia ci siamo
vaccinati fino alla terza dose, anche mio padre si sarebbe
certamente vaccinato. Ma capisco chi non se la sente, non voglio
essere dura nei loro confronti. Certo preferirei patire una
qualsiasi controindicazione dei vaccini piuttosto che del
Covid". Tra qualche mese sarà finita l'emergenza: "Vediamo la
luce infondo al tunnel - conclude - speriamo che sia la volta
buona e che non ci siano altri colpi di coda. Intanto mio padre
mi manca ogni giorno".
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