Corpi nudi, scene che parlano di
sesso immerse in algide atmosfere segnate da colori scuri, volti
di donne, ritratti di artisti - Pier Paolo Pasolini, Oscar
Wilde, o Marilyn Monroe, questo basato su una foto dell'autopsia
dell'attrice comparsa su un giornale olandese nel 1985 - assieme
a momenti legati alla famiglia, come il ritratto monumentale di
una figura femminile che prende ispirazione da una foto della
figlia presa di spalle. Il complesso mondo di Marlene Dumas,
artista tra le più influenti sulla scena internazionale, nata in
Sudafrica nel 1953 e da tempo in Olanda, è ben rappresentato
nelle oltre cento opere presenti nella mostra " Open-end",
allestita a Palazzo Grassi, a Venezia, dal 27 marzo al 8 gennaio
2003 (catalogo Marsilio Arte).
Nell'alternanza tra dipinti di grandi dimensioni (("The
Visitor" 180x300 cm. con le figure prese di spalle) e piccoli
formati ("The Gate" appena 24x24 cm., sul tema del piacere
sessuale, o "Immaculate", 24x28 cm., il cui titolo richiama su
un piano carico di interrogativi il tema dell'immacolata
Concezione di Maria), lungo le pareti dei due piani del Palazzo
della Pinault Collection, c'è la pienezza della ricerca
dell'artista sulla figura umana, sullo spettro delle emozioni
più intense, sulla vita, sulla morte, sulle questioni razziali
(l'infanzia passata in una realtà segnata dall'apartheid), sulla
violenza, sull'amore, sulla colpa, sull'innocenza. Un lavoro
poetico ed emotivo, che tiene in debito conto la relazione tra
immagine e testo. Marlene Dumas, attinge idealmente per il suo
dipingere, durante le ore notturne e senza disegni preparatori,
a un vasto archivio di immagini che affondano nella storia
dell'arte, nelle riviste, nei quotidiani, nei film o nelle
polaroid che lei scatta, ma anche di suggestioni letterarie.
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