I sindacati chimici di Porto
Marghera hanno attuato da ieri un presidio continuo dello
storico "Capannone del Petrolchimico", la struttura luogo delle
attività sindacali del polo industriale veneziano, dopo
l'approvazione da parte del Consiglio comunale dell'acquisto
dell'edificio.
L'iniziativa è stata presa per protesta contro il mancato
coinvolgimento delle organizzazioni del lavoratori nei progetti
di futuro utilizzo del Capannone, dove tuttora si svolgono
assemblee e incontri e vi sono testimonianze e documenti storici
delle 'battaglie' sindacali.
Il complesso immobiliare verrà acquisito dalla società Eni
Rewind per una somma simbolica, 3.920 euro; il Comune ha
previsto interventi di manutenzione straordinaria e di
adeguamento impiantistico per 320.080 euro entro cinque anni. La
delibera è passata ieri in Consiglio comunale con 23 voti
favorevoli della maggioranza di centrodestra, mentre
l'opposizione non ha partecipato al voto.
Sull'operazione ha avanzato critiche il segretario veneto del
Pd, Andrea Martella, secondo cui in Capannone del Petrolchimico
rappresenta "un patrimonio identitario della città, del Veneto e
del paese che non è possibile liquidare con una semplice
delibera di acquisto da parte del Comune e senza un'idea precisa
sul suo futuro. Deve rimanere un luogo pienamente utilizzabile
dai sindacati e dai lavoratori e la sua destinazione va messa,
questa sì, al più presto nero su bianco".
Solidarietà ai sindacati è stata espressa dall'on. Nicola
Pellicani (Pd), il quale ha sottolineato che "Porto Marghera non
è un museo ma un luogo vivo dove lavorano oltre 12 mila operai e
il capannone è lo spazio dei lavoratori, dove da decenni
svolgono incontri e assemblee".
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