Il Long Covid continua a
perseguitare anche dopo la guarigione il 5% dei pazienti veneti.
Anche se la fine dello stato di emergenza non ha cancellato il
virus, ha ridotto la paura nei suoi confronti e gli assistiti
sono tornati a bussare alle porte degli ospedali, mettendo a
nudo problemi di carenza di personale e posti letto. Lo afferma
un'indagine della Federazione dei medici internisti ospedalieri
(Fadoi), che hanno in carico il 70% dei pazienti Covid,. I dati
sono stati presentati durante il congresso della Fadoi, in corso
a Roma.
Quanto al long Covid, i medici internisti internisti
evidenziano che i pazienti che non si liberano dei postumi dopo
essersi negativizzati sono in Veneto il 5% - il dato più basso
della forchetta a livello nazionale, compresa tra il 5 e il 10%
- e "con i servizi a loro dedicati che sono però
insufficienti". I sintomi più diffusi restano la stanchezza
cronica e 'nebbia cerebrale'. L'età media dei casi è tra i 30 e
i 60 anni. La variante Omicron, rileva ancora l'indagine Fadoi,
è rimasta sostanzialmente invariata nella percentuale di
pazienti Long Covid. Ma c'è stata una notevole recrudescenza
delle mattie infettive rispetto al periodo pre-pandemico.
"I problemi maggiori - spiega Ernesto De Menis presidente della
Fadoi Veneto e Direttore Unità Operativa 2 Medicina Generale
dell'Ulss 2 Veneto. - sono l'uso di personale connesso al
mantenimento di reparti Covid anche per pazienti internistici,ma
asintomatici. Tali risorse sono sottratte ai reparti
Internistici non Covid".
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