Susine bellissime, dolcissime e
dalla polpa succosa ma il prezzo pagato quest'anno
all'agricoltore è stato di soli tre centesimi al chilo.
Amareggiato, un imprenditore agricolo polesano, Raffaello
Mantovani, ha deciso di gettare la spugna dopo decenni di
coltivazione del frutto e ha tagliato tutte le piante di prugne
precoci a Villanova del Ghebbo (Rovigo): tre ettari su sei. Per
ora solo metà. Ma il resto, l'anno prossimo, potrebbe seguire lo
stesso destino.
"È finita un'epoca per la susina - dice l'imprenditore
agricolo, che fa parte dei frutticoltori di Confagricoltura
Rovigo, terza generazione di agricoltori dopo il nonno e il papà
- Il susino è stato un albero da frutta molto diffuso per
decenni, con ottimi risultati di resa e di qualità. Poi c'era
stato un periodo in cui era stato sostituito dal pero e dal
melo, che sembravano avere più presa sul mercato". "Dieci anni
fa, invece - ricorda -, le prugne erano tornate di moda e quindi
la coltivazione stava riconquistando terreno. Invece adesso la
mazzata". "Tra la concorrenza dei Paesi stranieri, la siccità e
la crisi economica innescata dal conflitto russo-ucraino -
conclude -, la nostra frutta non la compra più nessuno. La gente
acquista il pane, la carne, i formaggi, ma il resto viene
considerato un di più".
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