Sette ragioni per dire no alla diga
sul torrente Vanoi. Sono le argomentazioni che la Giunta
provinciale di Trento ha riassunto nelle osservazioni formulate
nell'ambito del dibattito pubblico in corso sul progetto. Un
documento inviato al Consorzio di bonifica Brenta, condiviso
anche con la Regione Veneto e il Ministero dell'agricoltura,
sovranità alimentare e foreste. La parte principale delle
motivazioni è quella della sicurezza. Ma le valutazioni toccano
tutti gli aspetti, dalle competenze dell'Autonomia provinciale
agli ulteriori ambiti geologici e idraulici, non ultimo i rischi
per gli equilibri della fauna ittica.
"Con questo documento discusso e condiviso dalla Giunta
provinciale di Trento ribadiamo le ragioni del no al progetto
che sono piuttosto articolate e già peraltro evidenziate in
altre posizioni ufficiali sull'argomento" commenta il presidente
della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti.
La prima delle sette argomentazioni rispetto alla
realizzazione di un nuovo serbatoio di ritenuta sul torrente
Vanoi riguarda dunque le competenze della Provincia autonoma di
Trento. Si toccano poi gli aspetti ambientali e gli aspetti
geologici. In quest'ultima sezione vengono prospettati i rischi
di stabilità dei versanti, evidenziati anche a seguito dei
sopralluoghi in zona del Servizio Geologico che hanno consentito
di valutare la presenza di frane, dissesti e potenziali crolli
rocciosi nell'incisione valliva del torrente Vanoi. Ci sono poi
gli aspetti idraulici, quelli connessi con la disciplina
normativa in materia di dighe, nonché gli aspetti inerenti
all'utilizzazione di acque pubbliche.
Non ultimo - precisa la Provincia - l'argomentazione che
mette al centro gli equilibri della fauna ittica. La Val
Cortella, si riassume nelle osservazioni, verrebbe occupata da
un bacino del volume di milioni di metri cubi, lungo circa
quattro chilometri, quasi completamente svuotato a scopo irriguo
ogni anno, che avrebbe effetti dannosi sul mantenimento delle
specie di pesci, in particolare della trota marmorata, impedendo
ai riproduttori di risalire per deporre le uova e quindi
producendo nel tempo un indebolimento della produzione ittica
naturale.
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