(di Antonella Brianda) "Non sempre i talenti corrispondono alle proprie passioni e io ho capito che il mio talento era permettere agli altri di cantare ed esibirsi, nonostante volessi fare io la cantante".
Elisa Pinna, 27 anni di
Berchidda, comune sardo della Gallura, non solo ha un grande
talento nell'organizzazione degli eventi teatrali, ma anche una
forte tenacia e determinazione che l'hanno portata a diventare
capo ufficio produzione dell'Arena di Verona, uno dei ruoli alla
guida della storica Fondazione che ospita ogni anno alcuni tra
gli spettacoli e gli artisti più prestigiosi a livello
internazionale.
La stagione di lirica e balletto 2025 ha già delle date
importanti in calendario con interpreti e direttori d'orchestra
di punta, da Roberto Bolle a Riccardo Muti, e tra Arena, Teatro
Filarmonico e Teatro Romano sono in programma grandi opere come
Nabucco, La Traviata, Aida, Carmen, Carmina Burana,
Zorba il greco.
Elisa è al lavoro in maniera instancabile per rendere tutta
l'organizzazione perfetta.
Quando parla della sua professione e
formazione si fa quasi fatica a seguirla: un lungo elenco di
esperienze, tre lauree di cui una in Lettere Moderne
all'Università di Sassari e in contemporanea un diploma al
Conservatorio Canepa, poi i Master a Milano, uno all'Accademia
Teatro alla Scala e l'altro, quello che le ha cambiato la vita,
sempre nel capoluogo lombardo, in Performing arts management. In
mezzo c'è anche un passaggio nella sua terra, a Sassari al
Teatro Verdi, dove però non viene confermata come stagista.
"È stata una delusione rendermi conto che non c'era posto a
casa mia e che non ci sarebbe stato uno sbocco in Sardegna, -
racconta all'ANSA Elisa, mentre si trova sul treno che la sta
portando a Verona -. Ma questa delusione mi ha spinta a compiere
un salto nel vuoto e decidere di frequentare un Master a Milano
molto costoso, per il quale - confessa - mi sono dovuta
indebitare fino al collo". Papà tecnico del wi-fi, mamma sarta:
Elisa è figlia unica e per potersi permettere la retta del
Master ha deciso di andare contro la volontà dei suoi genitori e
chiedere un mutuo.
"Quando ho scelto di partire e indebitarmi, non avendo alcuna
certezza che avrei poi trovato lavoro nel mio settore, visto che
i Master sfornano ogni anno centinaia di persone, i miei
genitori erano dubbiosi. Li comprendo perché stavo lasciando un
posto fisso con uno stipendio sicuro da insegnante di lettere
per inseguire un sogno. Erano perplessi anche quando, anni
prima, mi sono iscritta al Conservatorio - precisa -, hanno
storto il naso, ma mi hanno lasciata libera di provare e ora
sono molto orgogliosi del mio percorso".
D'altronde la strada di Elisa nell'arte forse era già
segnata, da quando a sei anni, ancora bambina, ha iniziato a
suonare il flauto traverso nella banda di Berchidda. "Anche se
avrei voluto cantare - ribadisce - Facevamo i concerti nelle
occasioni religiose e nelle feste paesane, poi con la banda ci
esibivamo anche durante il Time in Jazz di Paolo". Paolo è il
noto Paolo Fresu, a cui Berchidda ha dato i natali e nella quale
ogni estate ad agosto va in scena, dal 1988 - prima ancora che
Elisa nascesse - uno dei maggiori Festival internazionali di
jazz di cui Fresu è padre e direttore artistico.
"In qualche modo - conferma - la musica, l'arte, la
performance sono state parte di me e della mia vita. Ecco perché
sapevo che i sacrifici, i debiti e anche le delusioni incontrate
sulla mia strada mi avrebbero portato da qualche parte. Essere
adesso all'Arena di Verona è un immenso traguardo e sono
consapevole che da parte della direzione della Fondazione c'è
stata una grande lungimiranza. Non è una scelta semplice -
spiega Elisa - affidare un ruolo come questo a una come me che
non ha chissà quale curriculum alle spalle, è un grande rischio
da correre ed è stato fatto un grande investimento sulla mia
persona, che spero di non deludere". E' il suo ultimo pensiero
prima di chiudere la telefonata e ritornare al lavoro per
coordinare l'organizzazione del prossimo spettacolo.
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