"Il Beccaria è stato ferito da
questo evento traumatico e serve in qualche modo rimetterlo in
piedi. Io penso che ci sia e c'è stata da parte delle
istituzioni e di questo governo una grande attenzione. Il
governo ha mandato prontamente risorse in un carcere che da
troppi anni aveva una gestione non proprio organica. C'è la
volontà di riprendere in mano la situazione, dare delle regole e
formare". Così la senatrice e vicepresidente del Senato Licia
Ronzulli a margine della sua visita al carcere minorile Cesare
Beccaria di Milano dopo le indagini per le violenze sui
detenuti.
Insieme a Ronzulli c'era il direttore della struttura Claudio
Ferrari, il comandante degli agenti penitenziari Manuela
Federico (che sarà sostituita dal 6 maggio da Daniele
Alborghetti, ndr) e l'ex cappellano del Beccaria Don Gino
Rigoldi.
"Negli anni c'è stata sedimentazione e anarchia verso le
regole" e si è creata "anche sfiducia" perché il personale "non
stava più qui stabilmente ma cercava di tornare a casa. Un turn
over così veloce che ha fornito un contesto sfociato, come
abbiamo visto, nella violenza - ha aggiunto -. I ragazzi
arrivano da contesti difficili e il percorso di rieducazione
deve essere un vero percorso, non può essere soltanto una pena
afflittiva".
Quello che è successo, "senza entrare nelle vicende
giudiziarie che dovranno fare il loro corso, è sicuramente da
stigmatizzare - ha proseguito Ronzulli - sono atti di violenza
vera e propria. Le indagini dovranno riguardare chi ha colpito
ma anche chi non ha parlato e si è voltato dall'altra parte".
D'altro canto, "senza voler giustificare quello che è
successo, mi sento anche di lodare il grande lavoro della
polizia penitenziaria che non è un lavoro facile, con turni
massacranti. E sono felice che il Beccaria abbia finalmente un
direttore stabile, giovane e con voglia di fare - ha commentato
-. I ragazzi che arrivano qua non hanno nulla da perdere, è di
fatto una terapia intensiva, è bene che qui ci sia un ambiente
sicuro e protetto perché quello che è mancato in questi anni è
proprio un sistema di sicurezza".
Don Gino ha sottolineato che "siamo stati vent'anni senza
comandante degli agenti e senza un direttore vero e proprio ma
con reggenti. Vanno formati sia gli agenti che gli educatori e
vanno formati in gruppo. Dopo il famoso Natale dell'evasione,
abbiamo fatto formazione scegliendo i formatori più abili ma è
tutto personale che poi se n'è andato. Se formi qualcuno che
resta allora anche quello che hanno imparato resta - ha concluso
- ma quando sono tornati quasi tutti vicino casa loro noi siamo
rimasti senza le persone che avevano fatto il percorso
formativo".
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