Paura nella notte del 24 agosto al Rifugio Franchetti, 2433 metri sul Corno Piccolo, nel massiccio del Gran Sasso, quando poco dopo le 3:36 un boato ha svegliato i gestori della struttura che subito hanno temuto un crollo. Una fitta nebbia e il buio impedivano di capire cosa fosse successo, mentre arrivavano le prime notizie sulle conseguenze disastrose del terremoto con epicentro nel Reatino. L'allarme è rientrato solo nella tarda mattinata quando la nebbia si è dissolta. Alcuni grossi massi sono caduti dalla parte alta della 'Via della Gola' sulla parete est del Corno Piccolo, una zona abitualmente soggetta a frane. "Da quel che si può immaginare la caduta di questi massi ha provocato lo scivolamento di altro detrito che si è mosso scivolando lungo il canale - scrivono i gestori del Rifugio sulla pagina Facebook - parte del materiale è rimbalzato sul ghiaione sottostante, parte è rotolato verso valle e altro si è arrestato proprio alla base della cosiddetta 'Via dell' Immondezzaio", dove ora si vedono diversi blocchi appoggiati l'uno sull'altro. Proprio da Facebook era partito l'allarme. Poco dopo la scossa scrivevano "l'impressione è che sia venuto giù un bel pezzetto di montagna". Questa mattina Luca Mazzoleni e i suoi collaboratori hanno fatto un sopralluogo per valutare l'entità della frana. Si tratta, aggiornano il social, di "un evento sicuramente notevole, ma non catastrofico, certamente di minore entità di quello provocato dal terremoto del 6 aprile 2009". Il sentiero che porta al rifugio, spiega Mazzoleni, "è agibile, ci sono solo polvere e schegge. Questi crolli della parete ogni tanto avvengono. Nel 2009 erano venuti giù massi grossi come auto". "Purtroppo - conclude il gestore del Rifugio - nella Valle del Tronto la scossa ha fatto ben altri danni, ben altri lutti. Un pensiero commosso a chi ha perso persone care, a chi non ha più la casa".
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