"Nulla di nuovo sotto il sole. Nel 2010, in un convegno a San Francisco, è stato proprio Zuckerberg ad affermare che l'era della privacy era finita. È indiscutibile il fatto che tutti i nostri dati online siano oggetto di continue analisi ed elaborazioni di ogni genere da parte di aziende, organismi istituzionali, strutture politiche e organizzazioni diverse, ognuno motivato dal perseguimento di scopi e obiettivi differenti. Tuttavia anche noi utenti abbiamo una grande responsabilità in tutto ciò, da cui non possiamo sottrarci".
Così all'ANSA il responsabile del Settore Sistemi Informativi e Innovazione Tecnologica dell'Università di Chieti-Pescara e docente di Cyber Security in diverse università italiane, Antonio Teti, in merito alla vicenda Facebook.
"Continuiamo a immettere dati personali e riservati di ogni genere nel web e sui social, a volte persino con la consapevolezza dei rischi che corriamo. E tutto ciò, spesso - afferma Teti che ha appena pubblicato il suo ultimo libro 'Cyber Espionage e Cyber Counterintelligence. Spionaggio e controspionaggio cibernetico' - semplicemente per sentirci protagonisti in un mondo diverso da quello reale, o per apparire diversi da come siamo, almeno nel Cyberspazio. Tutto ciò non può che proiettarci inevitabilmente in una spirale ponendoci al centro di un vortice di mercificazione delle nostre informazioni più preziose e di conseguenza delle nostre stesse vite". "Il Cyberspazio - prosegue l'esperto - è uno strumento straordinario, ma può anche arrivare a compromettere le nostre esistenze. E purtroppo i casi di utilizzo distorto delle informazioni in rete non mancano: tra tutti il cyber bullismo e il cyber stalking. Il Cyberspazio è come un coltello: è possibile utilizzarlo al meglio per tagliare del formaggio o per spalmare della marmellata sul pane, ma è possibile utilizzarlo anche per recare offesa a qualcuno. Il segreto del mondo virtuale risiede nella formazione - conclude Teti - bisogna imparare ad utilizzarlo al meglio".
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