"L'emergenza in atto, come fece la
peste, cambierà la nostra società e spero in meglio, rendendoci
più umili, meno individualisti, perché da soli non si va da
nessuna parte, e più collaborativi gli uno con gli altri. Noi
siamo figli della peste, che ha insegnato molto. Anche la
situazione attuale dovrà servirci di lezione". Lo dice all'ANSA
il direttore dell'Unità operativa complessa di Microbiologia e
virologia clinica a valenza regionale della Asl di Pescara,
Paolo Fazii, esperto della storia delle grandi epidemie che
hanno interessato l'umanità e, in particolare, della peste.
"L'insegnamento che ci può dare questa mini 'pestilenza', e
ribadisco mini perché i due fenomeni non sono paragonabili -
sottolinea - ci porterà, a mio avviso, ad essere molto più
umili, perché oggi in Occidente si pensa che qui non si possa
morire di malattie infettive e questo non è vero. Ci insegnerà
che l'uomo ha disturbato oltremodo madre natura, che si sta
riprendendo ciò che vuole; si fa sentire e ci dà un segnale.
Siamo in questa situazione anche perché in una certa parte del
mondo gli uomini vivono a contatto con gli animali domestici, ma
anche con quelli selvatici. Ci sono infatti assembramenti di
milioni di esseri umani che sorgono a contatto con foreste
impenetrabili, con il loro habitat. La globalizzazione ha fatto
il resto: oggi in 8-10 ore un virus può viaggiare da una parte
all'altra del mondo".
"Noi occidentali - dice - siamo tutti figli della peste, che
tra il 1347 e il 1865 provoco, in particolare fino al 1700,
delle epidemie all'interno della pandemia, che ogni volta
uccidevano il 40% della popolazione. Questo ha portato ad un
cambiamento del comportamento quotidiano delle persone, anche
nel concepire la vita".
Un altro insegnamento, dice l'esperto, ci sarà anche a
livello sanitario: "Si sta capendo molto a livello di
organizzazione - sottolinea - spero che non accada più, ma se
dovesse ripresentarsi una situazione simile il Coronavirus ci
sarà stato di lezione".
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