E' stata da sempre la Festa degli
aquilani e del circondario che dopo Pasqua richiamava migliaia
di fedeli per gli eventi religiosi, e la sera, tanta gente, per
esibizioni e concerti in piazza: per la prima volta dopo due
secoli, si interrompe per la emergenza coronavirus la
tradizione, che cade il lunedì e il martedì di Pasqua, di quella
che è conosciuta da sempre come la Festa di Paganica, la
frazione più popolosa del comune dell'Aquila che prima del sisma
del 6 aprile 2009 ha toccato gli 8mila abitanti e che nei
decenni scorsi è stata interessata anche da iniziative tese
all'autonomia comunale.
Il lunedì di Pasqua, la festa di San Giustino, patrono del
paese, un tempo celebrata in luglio, e da due secoli a
pasquetta; il giorno successivo la ricorrenza più solenne della
Madonna d'Appari, antica sette secoli quanto l'esistenza dello
splendido Santuario, a circa un chilometro dal paese, scavato
nella roccia nel XIII secolo e ampliato nei successivi,
completamente affrescato, sorto dopo che la Madonna apparve a
una pastorella di Paganica. In tal senso, spicca la solenne
processione che dal paese raggiungeva il Santuario: nel giorno
della Festa la valle che conduce al Santuario si riempiva di
fedeli per seguire la processione e la messa all'esterno,
secondo stime ogni anno almeno 15-20mila persone.
"La sospensione di quest'anno è una ferita profonda - spiega
Goffredo Palmerini, scrittore paganichese e già amministratore e
vicesindaco dell'Aquila per un trentennio - mai accaduta prima,
che si aggiunge alla sofferenza per le vittime della pandemia
nel nostro Paese e nel mondo. Necessaria questa sospensione
delle festività per proteggerci dal virus, ma non sarà mai
sospesa la forte devozione che i paganichesi riservano al
patrono San Giustino e alla Madonna d'Appari".
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