"Gigi Proietti cittadino onorario
dell'Aquila, la città dove nacque il suo storico spettacolo 'A
me gli occhi, please": è la proposta unanime del mondo dello
spettacolo, rivolta alla politica in memoria del mattatore.
Proietti, negli anni '70 attore del Teatro Stabile dell'Aquila,
creò lo spettacolo insieme all'aquilano Roberto Castri,
sceneggiatore e attore spalla in scena. "La crisi economica
dello Stabile richiedeva uno spettacolo di facile realizzazione
e a basso costo - racconta Castri all'ANSA - Gigi accettò la
sfida e ideò un lavoro che lo vedeva unico protagonista in
scena, un attore pazzoide, equipaggiato di uno specchio e un
baule da cui uscivano abiti e oggetti per interpretare i
personaggi. Io entravo in scena come spalla, vestito da
infermiere o da gendarme, per dargli i tempi e indicargli gli
oggetti da prendere. Interpretavo, in realtà, la legge che tiene
a freno la lingua dell'attore che dice la verità, sull'Italia
che viveva gli anni di piombo. Lo spettacolo fu portato a Roma
al Teatro Tenda, quasi per casualità, come rimpiazzo a Domenico
Modugno. Da cinque giornate programmate, divennero dieci anni di
repliche nella capitale e nei teatri di tutta Italia".
'A me gli occhi, please', lo spettacolo dei record per
pubblico e repliche, è considerato nei manuali di drammaturgia
un esempio di teatro-grafia che segnava l'entrata nel teatro
moderno. Gigi Proietti fu consacrato l'ottavo re di Roma dal
pubblico. Le repliche, con versioni aggiornate dello spettacolo,
sono durate fino al 2000. "All'Aquila Gigi era di casa -
continua Castri - Nella storica trattoria 'Scannapere', l'unica
aperta fino a tardi per far mangiare la compagnia, nacquero
tanti sketch del suo spettacolo. Tra questi lo stornello 'E me
metto a canta', mutuato dalla canzone popolare in vernacolo
abruzzese 'All'orte' (All'orto) che Gigi tanto amava. Il
mattatore all'Aquila tornò come direttore del Teatro nel 2000,
quando si costituì il Teatro Stabile d'Abruzzo, ma i tempi della
sperimentazione erano finiti".
Ricorda ancora Castri che Proietti, "presente da subito, dopo
il terremoto del 2009, è sempre rimasto in contatto con i suoi
amici e la città. La restituzione del Teatro comunale potrebbe
essere l'occasione per intitolargli il Foyer, uno dei suoi
luoghi preferiti e in cui si commentava lo spettacolo con il
pubblico".
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