La metà dei casi di coronavirus accertati tra giovedì e venerdì scorsi nelle province di Pescara e Chieti è riconducibile a una variante. E' emerso che circa il 50% dei positivi accertati con i test dei due giorni nelle aree di Pescara e Chieti è riconducibile a una variante e che probabilmente si tratta di quella inglese. Questo spiegherebbe i numeri allarmanti che si registrano nelle ultime settimane nell'area metropolitana. Ad illustrare all'ANSA i risultati preliminari dello studio voluto dall'Istituto Superiore di Sanità è Liborio Stuppia, direttore del laboratorio di Genetica molecolare - Test Covid-19 dell'Università di Chieti. La struttura, insieme all'Istituto Zooprofilattico di Teramo, è stata individuata dalla Regione Abruzzo per il sequenziamento.
L'indagine voluta dall'Iss prevedeva l'invio, da parte di tutti i laboratori italiani che si occupano di diagnosi, alle strutture che eseguono il sequenziamento, dei tamponi risultati positivi tra giovedì e venerdì. Lo studio si compone di tre fasi: la prima per individuare la sospetta presenza di una variante; la seconda per individuare il tipo di variante e se sia già noto; la terza per valutare se vi siano tracce di varianti al momento non note. Per ciò che riguarda la variante inglese la diffusione sul territorio, infatti, era già stata accertata, tanto che lo stesso Stuppia, nei giorni precedenti allo studio, aveva parlato di un'incidenza del 40 per cento sul totale dei casi emersi a Pescara. La conferma sulla tipologia di variante arriverà comunque dalla seconda fase dell'indagine.
Secondo il direttore del laboratorio teatino la diffusione delle varianti e queste percentuali spiegano "la crescita repentina dei casi registrati nelle ultime settimane nelle province di Pescara Chieti". Nell'area metropolitana, infatti, il virus sta circolando in modo rapidissimo e con numeri preoccupanti. Si stima, tra l'altro, che la provincia di Pescara sia una di quelle italiane con la maggior incidenza negli ultimi giorni.
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