"Il sisma del 6 aprile 2009 ha
segnato lo spartiacque nei confronti di un antagonismo di
maniera tra la montagna e la costa, che per mesi e anche anni è
diventata la terra di approdo degli aquilani dispersi dal
terremoto. I cittadini del nostro mare hanno condiviso
l'angoscia, la paura, lo smarrimento, la nostalgia degli
aquilani. Hanno operato con la compassione che si ha per i
fratelli in difficoltà, hanno imparato a leggere i nostri
sguardi che non sapevano più guardare, a curare silenziosamente
le ferite della nostra anima". Lo dice Pierluigi Biondi, sindaco
dell'Aquila, nel ricordare la rivolta aquilana che scoppiò
all'improvviso la notte del 26 febbraio 1971, esattamente 50
anni fa, per le vicende statutarie del capoluogo di Regione, con
assalto a sedi partito e case dei politici.
Ma Biondi però è anche consapevole che "a livello istituzionale,
la contrapposizione iniziò nel 1948, quando l'Ufficio legale del
Ministero degli Interni, ebbe l'incarico di predisporre la bozza
preliminare del disegno di legge per la definizione dei
capoluoghi di regione in vista della riforma regionalista.
Bozza, dalla quale scomparve l'indicazione dell'Aquila,
presumibilmente per le pressioni dei giovani politici pescaresi.
Fu quello l'inizio dell'annosa polemica che portò l'allora
deputato aquilano Vincenzo Rivera a parlare di battaglia tra
montagna e mare", e anche se non si può dimenticare che "La
storia dell'Abruzzo è caratterizzata da controversie e tensioni,
siamo nel terzo millennio, e sarebbe fine a se stesso disquisire
sui torti e le ragioni".
Voltare pagina, chiede il sindaco, ma "le cronache hanno spesso
raccontato di un Abruzzo in guerra: per le università, per le
autostrade, per il capoluogo. Di un Abruzzo del localismo contro
l'unità della regione. Eppure, oggi, con lo sguardo della
storia, possiamo raccontare che L'Aquila ha ottenuto la sua
università e centri di studio e di ricerca scientifici di
livello internazionale. Che il prestigioso ateneo D'Annunzio
conta ben 13 dipartimenti e 2 scuole di specializzazione. Che
Teramo è un polo giuridico universitario di riferimento e che
conta una Facoltà di veterinaria tra le più attrezzate e
all'avanguardia del Paese. Inoltre, L'Aquila è capoluogo di
regione con un compromesso sugli assessorati e alcuni uffici
situati a Pescara e la trama autostradale tocca ormai tutti i
principali centri urbani. E, poi, il policentrismo urbano,
costituito dalla città lineare della costa e dalla città diffusa
dei parchi, ha portato ad uno sviluppo articolato. È questo
l'Abruzzo che amiamo, e che possiamo riassumere così: arrivando
in cima al Corno Grande si può ammirare la magnificenza della
nostra terra. Lassù, nelle giornate limpide, si gode della
bellezza della costa teramana e pescarese, perché la natura del
nostro Abruzzo è unica".
C'è un sentimento che spesso riaffiora nella pubblica opinione
aquilana, a torto o a ragione, che è quello di chiedersi se
L'Aquila città si sente rappresentata dalla Regione, di quale
peso politico ritiene di avere: "Parlare oggi di "peso"
dell'Aquila è un ritorno al secolo scorso - chiarisce Biondi -
L'Abruzzo può continuare a crescere se resta unito, se i
municipalismi attraverso le rispettive identità storiche,
culturali e economiche continueranno, con sempre maggiore
consapevolezza, a dare forza e contenuto alla regione,
disegnandone lo sviluppo possibile".
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