Nella notte tra il 26 e il 27
febbraio 1971, scoppiò, incontrollata, la rivolta degli aquilani
a difesa delle prerogative del capoluogo di regione. A causare i
moti fu il compromesso tra Dc e Pci sull'articolo 2 dello
Statuto della Regione: fu annunciata la possibilità di tenere le
riunioni di Giunta e Consiglio regionale anche a Pescara, e ci
fu la spartizione degli assessorati, con il centro adriatico che
ne ebbe sette, importanti a livello economico e amministrativo,
mentre all'Aquila ne vennero affidati tre di minore importanza.
Ecco la cronaca di quelle giornate di scontri e proteste.
27 febbraio
- ore 3-4 - in città si diffonde la voce sull'approvazione
dell'articolo contestato, i primi manifestanti costruiscono
barricate in tutte le strade di accesso per bloccare gli
spostamenti verso Roma, Pescara, Teramo ed Avezzano; anche il
traffico interno viene bloccato, con un grande falò di gomme
usate ammucchiate ai Quattro Cantoni;
- ore 6 - la città viene chiamata alla mobilitazione: suonano
le campane delle chiese, girano auto che strombazzano per
allertare tutti. Viene annunciato il secondo giorno di sciopero
generale.
- ore 9 - I manifestanti, quattromila persone, rifiutano il
patrocinio del Comitato cittadino d'azione per agire cominciando
un giro di devastazioni.
- ore 9.15 - Assalto alla segreteria provinciale del Psdi:
volano fuori dalle finestre suppellettili e documenti.
- ore 9.25 - Assalto alla sede della Dc L'Aquila Centro e
alla sede del Pli in via Marelli: devastazioni e distruzioni
ovunque.
- ore 9.40 - Un migliaio di persone si riversa in Piazza
Palazzo: comincia l'assedio alla sede del Pci, chiusa e difesa
da militanti che vi avevano trascorso la notte;
- ore 9.45 - Il Comitato cittadino d'azione diffonde un
ordine del giorno in cui si chiedono le dimissioni delle
amministrazioni comunale e provinciale.
- ore 9.50 - Alcune centinaia di persone si staccano dai
manifestanti di Piazza Palazzo e assaltano,devastano e bruciano
la sede del Comitato Provinciale della Dc.
- ore 10 - Il sindaco De Rubeis comunica che
l'amministrazione comunale si è dimessa.
- ore 10.10 - Altre persone assaltano e devastano la sede del
Psi dopo avere fatto uscire i funzionari del partito.
- ore 10.20 - Assalto alla sede del Psiup: si devasta e si
incendia anche qui.
- ore 10.40 - La folla torna a piazza Palazzo, nuovo assedio
alla sede del Pci in via Paganica, ancora a vuoto.
- ore 11 - Con la mediazione del questore Introna gli
assediati della sede del Pci riescono a lasciare incolumi il
palazzo, mentre la folla devasta, distrugge e brucia tutto
all'interno.
- ore 16 - Assalto all'abitazione del consigliere regionale e
segretario provinciale della Dc Luciano Fabiani: vanno in fumo
duemila volumi della biblioteca personale.
- ore 16.30-17 - Tentativi di aggressione alle abitazioni dei
consiglieri regionali Brini (Pci) e Merli (Dc).
- ore 17.30 - Reparti della Celere intervengono a protezione
dell'abitazione del sottosegretario agli Interni, Mariani,
utilizzando i lacrimogeni. Avvengono i primi scontri tra la
folla e la polizia al centro della città.
- ore 18.15 - Ci sono i primi arresti. Arrivano feriti e
intossicati all'ospedale.
- ore 18.45 - Primo assalto della folla alla Questura: è
respinto.
- ore 19 - Secondo assalto alla Questura, viene respinto.
- ore 19.30 - Assedio alla Prefettura: volano sampietrini e
molotov, la polizia risponde con cariche e lacrimogeni: è
guerriglia urbana che durerà per un'ora e mezza.
- ore 20 - Una bottiglia molotov finisce su una jeep della
polizia in Piazza Palazzo.
- ore 20.15 - Il posto di pronto intervento dei carabinieri
in Piazza Duomo viene scardinato e incendiato.
- ore 20.30 - I manifestanti distruggono e incendiano una
pompa di benzina in Piazza Duomo.
- ore 21 - La folla si scaglia contro il negozio di Monti, un
industriale pescarese, in Corso Vittorio Emanuele, distruggendo
e incendiando l'esercizio commerciale.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA