"Quando si cominciò a parlare
di D'Alfonso come presidente della Regione confessai le mie
preoccupazioni a proposito della doppia velocità dell'Abruzzo al
compianto Franco Marini. E lui mi disse: verrà all'Aquila e gli
farò promettere ufficialmente che si impegnerà per il capoluogo
come per la costa". A cinquanta anni dai Moti dell'Aquila questo
è uno dei ricordi prodotti da quei fatti dello storico ed amato
arcivescovo metropolita, Giuseppe Molinari, aquilano doc a capo
della Curia aquilana dal 1998 al 2013, e si riferisce a fatti
tutto sommato più recenti di quelle sommosse del 1971.
Molinari, 82 anni, a riposo nella casa della sorella all'Aquila,
è stato ordinato sacerdote nel 1962, ha vissuto la sommossa
popolare del 27 e 28 febbraio del 1971 scoppiata per la contesa
con Pescara sul capoluogo e sulle sedi degli assessorati della
Regione appena insediata.
Nel 1971, sacerdote da nove anni, Molinari era parroco di San
Biagio, aiutava nella parrocchia di San Pietro e in cattedrale,
e seguiva gli studi di teologia a Roma. Oltre ad insegnare al
liceo classico nel capoluogo regionale.Nel 2001 organizzò un
convegno sui Moti: "Lo scopo del convegno organizzato dalla
Curia a trenta anni dai Moti dell'Aquila era la prospettiva di
riconciliazione, ma il mio modesto pensiero è che la costa non
può crescere senza che lo sviluppo ci sia anche nella parte
montana, interna, insomma si cresce insieme, inutile litigare: e
in questo senso il messaggio è ancora molto attuale non solo per
l'Abruzzo, ma per tutto il mondo, a maggior ragione con le
ulterori distanze sociali causate dalla pandemia".
"Nel mio intervento, nel 2001, al convegno che organizzammo
come Curia all'Aquila e che vide la presenza, tra gli altri, del
compianto Franco Marini e di Sandro Curzi, feci quella che io
considero una piccola, innocente, furbata: citare ed illustrare
un articolo di Civiltà Cattolica che faceva il confronto tra la
Dottrina sociale e i principi della Internazionale socialista.
Curzi scrisse 'a Milano fate sindaco il cardinale Martini, a
L'Aquila fate sindaco il vescovo Molinari'. Mi fece piacere -
confessa il prelato -".
Sempre tornando indietro con il pensiero al convegno per il
trentennale, Molinari ricorda anche qualche aneddoto: "mi
accorsi che non tutti capirono il senso del convegno: ognuno
rimase sulle proprie convinzioni. Lo storico Colapietra scrisse
che Molinari aveva il sogno di rifare la Grande L'Aquila, come
da modello fascista. Invece, cercavo di dire 'il passato è
passato, pensiamo al presente e al futuro', impostando la
gestione politico-amministrativa dell'Abruzzo sulla massima
collaborazione tra la costa e l'interno e montano: due velocità
non fanno bene né all'uno, né all'altra. Tra l'altro all'evento
invitammo tutti: ai lavori furono presenti tra gli altri l'ex
parlamentare del Pci Alvaro Iovannitti e l'avvocato Biagio
Tempesta, uomo di Destra, sindaco dell'Aquila".
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