"Il centralino del Teatro Stabile
dell'Aquila si intasò di telefonate dei personaggi più
importanti del teatro italiano", racconta all'ANSA Federico
Fiorenza, all'epoca dei moti aquilani nel febbraio del 1971
componente dell'Assemblea del TSA.
"I fatti dell'Aquila avevano avuto subito una forte eco -
ricorda - e Fabiani riceveva messaggi di vicinanza da tutto il
mondo della cultura. Tra questi quello di Paolo Grassi,
direttore del Piccolo Teatro di Milano, che annunciava a Fabiani
di aver fatto partire una raccolta di libri per offrire un gesto
concreto alla ricostruire della biblioteca di famiglia. Nella
lettera si leggeva: 'Sappiamo che la violenza nazista si scatenò
con i libri in fiamme. Sappiamo che nulla è più miserabile e
crudele della distruzione dei libri, testimonianza del sapere
umano. È chiaro che ti offenderemmo a offrirti un aiuto
economico, ma se tu lo permetti, possiamo aiutarti a ricostruire
la tua biblioteca e sostituire i libri distrutti'. Gli atti
giudiziari parlano, infatti, di circa tremila volumi dati alle
fiamme dagli assalitori", specifica Fiorenza.
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