"Le informazioni sono ancora
molto frammentarie e siamo a conoscenza di ciò che abbiamo letto
sulla stampa, ma se si tratta di una persona che nuotava in
superficie in un'area molto popolata da squali e poco
antropizzata, la vicenda è sicuramente una tragedia dal punto di
vista umano, ma non sorprende dal punto di vista ambientale. Per
i predatori qualsiasi cosa nuoti in superficie è una preda e in
quella zona la presenza di squali è notevole ed è aumentata
notevolmente di recente". Lo dice all'ANSA Alessandro Marroni,
presidente di Dan Europe, organizzazione internazionale per la
ricerca e la sicurezza in immersione, a proposito della vicenda
avvenuta nelle acque di San Andres ai Caraibi.
"In quella zona - sottolinea - era stata segnalata la
presenza di squali tigre. Per lo squalo la persona che nuota in
superficie è una preda, simile, ad esempio, ad una foca. Nelle
zone altamente a rischio squalo, come l'Australia, le attività
di superficie sono assolutamente sconsigliate e possono essere
estremamente pericolose".
Ribadendo che "al momento sappiamo poco sulla dinamica e le
informazioni sono frammentarie", Marroni sottolinea che "se si
fosse trattato di un sub sarebbe stato diverso, si tratterebbe
di un caso particolare perché i sub raramente vengono attaccati
dagli squali, ma se si tratta di nuoto in superficie - conclude
- non c'è dietro un fatto ambientale particolare".
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