Il promotore del referendum sulla Grande Pescara, l'ex deputato Carlo Costantini, all'ANSA spiega che quello che ritiene uno dei nodi cruciali della situazione: "Certo ci sarà da costruire uno statuto ex novo, un nuovo modello. Perché in fondo l'area di Pescara, come disse Mario Pomilio, è quella della 'perpetua fuga in avanti', ma tutto questo deve poggiare su basi solide deve guardare in avanti verso il paese non verso solo verso Pescara".
L'equilibrio all'interno della realtà regionale abruzzese è un tema che molto ha fatto riflettere Costantini: "La verità è che mentre l'aquilano osserva con diffidenza ed è interessato tutto a ciò che accade a Pescara per tutte le competizioni, al pescarese è quasi indifferente : arrivano soldi all'Aquila, arrivano nuovi benefit all'Aquila? il pescarese è felice e gli va bene. E il resto dell'Abruzzo non abbia paura se cresce Pescara: cresce tutto l'Abruzzo".
E' insomma il rifiuto di un certo provincialismo retrò: "Questo modello pescarese deve avere interesse per l'Italia, non tanto per l'Abruzzo, tutto quello che accade ha una visione italiana non regionale perché lo diventerà per struttura, per collocazione, perché c'è l'aeroporto eccetera. Sì, ritardi ce ne sono stati anche grazie al covid, però c'è un principio da non dimenticare: quando è stata fatta l'autostrada Roma-Pescara fu una scelta preminentemente politica prima ancora che arrivasse ai cittadini. Se poi le scelte vengono fatte dal basso vuol dire che c'è già un'esigenza ed è già tardi: l'ospedale devi ingrandirlo prima che si riempia non dopo. C'è comunque un pezzo della stessa Pescara, di una classe dirigente della stessa Pescara, che è conservatrice mentre invece ce n'è un'altro che assolutamente progressista, questo dobbiamo dirlo chiaramente ".
Il presidente del Comitato Promotore referendario sulla Grande Pescara Carlo Costantini ha voluto poi ricordare che "tutto nacque nel 2011 con una mia conferenza stampa. Poi ci fu la costituzione della proposta referendaria e anche questo fu un percorso tortuoso. Il consiglio regionale non era molto interessato all'epoca una città di 200.000 abitanti, e quindi costituimmo il comitato promotore. C'è da dire che le tre persone che mi stettero più vicino in quell'epoca furono Becci, Marramiero e Mattoscio. Nel 2014 potevo candidarmi alla regione o al Comune, ma se io mi fossi candidato sarei diventato un uomo di parte e per questo non feci quella scelta. Non volevo che il referendum fosse sulla mia persona punto ma scelsi di diventare solo il presidente del comitato".
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