"Bitcoin non c'entra nulla con
questo tipo di truffe. Anzi, ne è la prima vittima perché la sua
popolarità viene sfruttata da imbonitori di ogni genere e grado
per attirare ignari risparmiatori, che dopo essersi ingolositi
da rendimenti promessi molto elevati, finiscono per investire
più di quanto dovrebbero". A spiegarlo è l'analista di
Criptovaluta.it, Gianluca Grossi, a proposito della vicenda di
New Financial Technology, società di Silea (Treviso), dove ci
sarebbero ammanchi da oltre 100 milioni di euro, tutti capitali
versati da clienti attirati da rendimenti garantiti del 10%.
"Rendimenti - aggiunge Grossi - che la società avrebbe
ottenuto facendo arbitraggio sui mercati delle criptovalute. Un
sistema come tanti che vengono pubblicizzati anche in altri
paesi, che finiscono però sempre con lo stesso modo, ovvero con
il crack della società che gestisce i patrimoni, impossibilità
per i clienti di riottenere indietro il capitale versato e la
fine del sogno. Sta di fatto che Bitcoin non è assolutamente
collegato a questo tipo di truffe, che fino a qualche tempo fa
operavano con Forex e azioni ed oggi invece si sono spostati nel
mondo di Bitcoin perché più forte in termini di potenziale
attrattiva da esercitare".
Secondo Grossi "l'incredibile corsa di tutto il settore tra
2020 e 2021 ha permesso a molte società e servizi spericolati e
poco solidi, nonché molto generosi nell'offrire ritorni, di
continuare ad operare. Il mercato continuava a salire e tramite
prestiti e leva finanziaria su asset che continuavano a crescere
non era difficile offrire dei rendimenti incredibili. Con il
recente crollo del prezzo di Bitcoin e del comparto cripto i
servizi e le proposte meno solide hanno finito per fallire.
Voyager, Celsius e tanti altri hanno portato i libri in
tribunale, dimostrando ancora una volta che i soldi non si
possono creare dal nulla e che certi rendimenti fuori mercato
sono sempre l'anticipazione di un fallimento".
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