"Queste persone, e si tratta
di criminali, vanno colpite indirettamente e vanno isolate
adottando degli strumenti analoghi a quelli adottati, tipo la
Legge 353, sugli incendi boschivi. Quando si verifica un
episodio di avvelenamento in una zona, in un raggio da
identificare, si vietano tutte le attività esattamente come
accade con gli incendi boschivi. La zona percorsa dal fuoco è
interdetta a qualunque attività di pascolo, caccia, raccolta del
tartufo ecc". E' la dura presa di posizione del direttore del
Pnalm Luciano Sammarone dopo la conferma dell'avvelenamento di
nove lupi e 3 grifoni in una zona limitrofa al Parco Nazionale
in zona Cocullo.
In molti in queste ore hanno ipotizzato una relazione con gli
allevatori che avrebbero preso in affitto i pascoli in quella
zona poco frequentata a cavallo tra Pnalm e Sirente, e che non
sarebbero del luogo ma provenienti dalla Puglia.
Sammarone, che è anche alto ufficiale dei carabinieri forestali
in aspettativa, chiama però a raccolta anche le popolazioni del
luogo perchè se è auspicabile che "vengano adottate delle misure
efficaci in termini di repressione", è altrettanto chiaro che
"individuare il responsabile è una delle cose più difficili
perché non c'è la pistola fumante. Va individuato il prodotto,
probabilmente chimico, anche quelli di libera vendita a cui
potrebbe accedere chiunque e va trovato ovviamente il nesso di
causalità. Per questa ragione è difficile beccare chi fa uso di
esche avvelenate. Quindi - è il suo ragionamento - ci deve
essere anche una assunzione di responsabilità da parte delle
comunità locali, della gente comune che spesso è quella che
evidentemente poi tende a frenare, c'è una grande omertà,
nessuno parla, nessuno dice nulla e quindi individuare i
responsabili è sempre estremamente complicato. Mentre vanno
buttati fuori dal territorio".
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