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Violenza donne: Moshir Pour, ddl discusso in aula semivuota

Violenza donne: Moshir Pour, ddl discusso in aula semivuota

L'attivista, passo importante in Senato, ma serve partecipazione

L'AQUILA, 23 novembre 2023, 13:15

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"L'approvazione all'unanimità in Senato del Ddl contro la violenza sulle donne rappresenta un fatto importante. Dispiace solo che il dibattito sia avvenuto in un'aula pressoché vuota". Lo ha detto all'Aquila Pegah Moshir Pour, attivista iraniana cresciuta in Italia.
    La giovane donna, celebre per la partecipazione all'ultimo Sanremo sul palco dell'Ariston con un monologo in cui ha ricordato che in Iran si rischia la prigione o addirittura la vita se si esprime la propria opinione, è stata ospite di un confronto tematico sui diritti umani organizzato dalla Cooperativa Realize. "Sono anni - ha detto - che le famiglie collaborano con fondazioni, associazioni per diffondere il verbo della non violenza contro le donne e denunciare episodi di questo tipo.
    Proprio per questo fa male vedere che le istituzioni non sono presenti quando si discute di provvedimenti così importanti".
    "Questo - ha aggiunto - però ci deve far porre una domanda sulle persone che abbiamo eletto come nostri rappresentanti, ci chiediamo se stiano portando avanti le nostre idee o la propria propaganda. Dal canto nostro, non molleremo, anzi faremo più rumore".
    Di qui l'appello su domanda diretta del giornalista Marco Signori: "Il mio è un invito a fare più rumore perché il silenzio lo abbiamo sopportato per millenni. Non si fa silenzio, si fa rumore. E il rumore si fa parlando nelle scuole, parlando nelle famiglie, parlando di tutto questo che sta accadendo. Dobbiamo chiedere ai nostri rappresentanti politici di essere più sul pezzo - ha aggiunto - di ascoltare quelle che sono le associazioni, le cooperative che ogni giorno hanno a che fare con donne vittime di violenza o donne che scappano dalla violenza. Non dimentichiamo che a Roma hanno chiuso la Casa delle donne che era un posto di rifugio perché lo Stato ha tagliato i fondi".
   

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