Il MAXXI L'Aquila ha inaugurato
oggi a palazzo Ardinghelli 'Diario notturno, Di sogni, incubi e
bestiari immaginari'.
Una mostra collettiva, curata da Bartolomeo Pietromarchi con
Chiara Bertini e Fanny Borel, che presenta le opere di Bea
Bonafini, Thomas Braida, Guglielmo Castelli, Giulia Cenci,
Caterina De Nicola, Anna Franceschini, Diego Marcon, Wangechi
Mutu, Valerio Nicolai, Numero Cromatico, Agnes Questionmark, Jon
Rafman, Alice Visentin, e un progetto speciale di Giuseppe
Stampone in dialogo con le fotografie di Scanno della Collezione
Franco e Serena Pomilio. Il progetto di allestimento è di
Benedetto Turcano.
La mostra, che omaggia nel titolo 'Diario notturno' (1956),
uno dei capolavori letterari di Ennio Flaiano, accoglie le opere
di tredici artisti internazionali, nati nell'ultimo trentennio
del secolo scorso, in un percorso che invita ad abitare i sogni
e a esplorare gli incubi del presente. In una contemporaneità
caratterizzata da trasformazioni costanti, gli artisti coinvolti
propongono un comune approccio immaginifico, ironico o
perturbante, che, mutuando un termine riferito all'intelligenza
artificiale, potrebbe essere definito "generativo".
All'interno della mostra, in continuità con l'atmosfera
onirica e visionaria delle opere esposte nelle prime sale, si
inserisce il progetto speciale di Giuseppe Stampone che
reinterpreta alcuni luoghi significativi del territorio
abruzzese attraverso disegni su carta e su legno. Le sue opere
sono poi poste in un dialogo con le fotografie del suggestivo
borgo di Scanno provenienti dalla Collezione Franco e Serena
Pomilio e realizzate da Henri Cartier-Bresson, Mario Giacomelli,
Hilde Lotz-Bauer, Gianni Berengo Gardin, Mimmo Jodice e
Ferdinando Scianna: immagini nelle quali si riscontra uno
sguardo sulla vita quotidiana di uno dei borghi più
rappresentativi d'Abruzzo. "Abbiamo riunito artisti - ha detto
Pietromarchi - che si pongono oggi come l'avanguardia di una
nuova sensibilità estetica nella comprensione delle sempre più
complesse dinamiche del mondo attuale. Un'arte profondamente
influenzata dall'ambiente digitale, ma non necessariamente
tecnologica".
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