Regole chiare sul diritto di voto
agli stranieri residenti in Italia. Questo l'appello di Abdula
"Duli" Salihi, presidente dell'associazione culturale Rilindja
con base all'Aquila.
Un appello, che arriva nella giornata internazionale del
Migrante, volto a sottolineare "la mancanza di chiarezza e di un
impegno politico definito su questo tema fondamentale".
"Il dibattito sull'estensione del diritto-dovere di voto agli
stranieri in Italia ha radici lontane, risale al 1992 - spiega
il presidente del sodalizio -. In quell'anno, il Consiglio
d'Europa a Strasburgo adottò la Convenzione che riconosceva il
diritto di voto attivo e passivo agli stranieri legalmente
residenti per almeno 5 anni. Tuttavia, l'Italia ratificò la
convenzione nel 1994, escludendo il capitolo C che riguardava il
diritto di voto, ritenendolo in conflitto con l'articolo 48
della Costituzione". Infatti, nell'articolo 48, la Costituzione
stabilisce che solo i cittadini possono essere elettori. Questo
legame tra cittadinanza e diritto di voto ha creato una sfida
nel processo di estensione del diritto di voto agli stranieri.
Per Salihi "la soluzione richiede una modifica costituzionale e
l'approvazione di una legge ad hoc per rimuovere l'esclusione
del capitolo C della Convenzione di Strasburgo".
"In questo contesto - aggiunge - le soluzioni temporanee,
come la figura del consigliere straniero non sono sufficienti,
anzi possono accentuare le differenze sociali ed etniche anziché
promuovere un'effettiva integrazione". Di fatto, esiste una
disparità nel riconoscimento del diritto di voto per i cittadini
dell'Unione Europea rispetto agli stranieri non comunitari.
"Tale discriminazione - incalza - è incoerente, considerando il
contributo economico, sociale e demografico significativo degli
stranieri al Paese". Salihi, pertanto invoca "un'immediata
azione politica per affrontare la questione", richiamando esempi
positivi da altri paesi europei che hanno esteso il diritto di
voto: Svizzera (1849), Regno Unito (1949), Spagna (1985),
Irlanda (1963), Svezia (1975), Danimarca (1981), Olanda (1983),
Norvegia (1993), Finlandia (1995), Lussemburgo (2003), Belgio
(2004)".
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