Uno striscione issato sul Ponte
del Mare l'Assemblea per la Palestina pescarese ha aderito alla
mobilitazione nazionale per chiedere la liberazione di Anan
Yaeesh, militante palestinese di 37 anni residente all'Aquila.
Yaeesh è stato arrestato lo scorso 29 gennaio nel capoluogo
abruzzese in seguito alla richiesta di estradizione presentata
dalle autorità israeliane, nonostante avesse un regolare
permesso di soggiorno con protezione speciale.
Attualmente è detenuto nel carcere di Terni. La difesa legale
di Yaeesh - composta da Flavio Rossi Albertini e da Stefania
Calvanese - ha depositato un'istanza alla Corte d'appello
dell'Aquila per chiedere la revoca della misura cautelare e la
Corte ha fissato una camera di consiglio il 12 marzo in cui si
discuteranno le istanze presentate dai legali della difesa.
"Approvare l'estradizione di Anan Yaeesh - spiega una nota
dell'Assemblea per la Palestina pescarese - vuol dire esporlo ad
un rischio di morte concreto ed estremamente probabile".
Per i manifestanti "le accuse contro di lui sono poco chiare
e confuse: nel fascicolo, incompleto, si accusa l'uomo di aver
finanziato la 'brigata di autodifesa di Tulkarem' e il suo campo
profughi, di circa 100mila abitanti. L'illegittimità
dell'estradizione è chiara ed inequivocabile alla luce della
legittima attività politica di Yaeesh nel contesto della seconda
Intifada: il diritto internazionale riconosce la legittimità
della resistenza, anche armata, come strumento di liberazione da
una forza occupante".
L'Assemblea per la Palestina ipotizza anche irregolarità in
termini di difesa di diritti umani. "Per la legge italiana -
viene ricordato - l'estradizione non è concessa quando vi è
ragione di ritenere che l'imputato verrà sottoposto ad atti che
configurano/costituiscono la violazione dei diritti fondamentali
della persona, condizione nota e sistemica delle carceri
israeliane".
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