"No all'estradizione di Anan
Yaeesh. No alla complicità tra Italia e Israele". Uno striscione
grande è comparso di fronte al tribunale dell'Aquila dove oggi,
in sede di Corte d'Appello, verrà discussa la revoca della
misura cautelare di Yaeesh, il 37enne palestinese arrestato il
27 gennaio scorso su richiesta delle autorità israeliane che ne
chiedono l'estradizione. Il giovane, peraltro, è stato raggiunto
da un'altra misura cautelare, emessa dal gip dell'Aquila, in cui
si ipotizza l'associazione a delinquere con finalità di
terrorismo.
"Quello che è avvenuto ieri è solo una bolla mediatica: un
pretesto per riuscire a evitare l'estradizione, ma al contempo
mantenere buoni rapporti con Israele". A parlare è Khaled El
Qaisi, ricercatore italo-palestinese residente a Roma che alla
fine dell'estate scorse era stato fermato al valico di frontiera
con la Giordania. "Assistiamo da parte del governo - prosegue il
ricercatore, oggi all'Aquila - al tentativo di evitare di
condannare Israele e mettere nero su bianco le motivazioni della
mancata estradizione, ossia che nelle carceri israeliane non
viene rispettato alcun tipo di diritto".
"Evidentemente - aggiunge El Qaisi - questo governo vuole
mantenere i rapporti con Israele, vuole evitare di rifiutare le
motivazioni e quindi va a cercare tecnicismi ossia va,
probabilmente, a creare questo caso mediatico per poi rifiutare
l'estradizione in base all'articolo 8 della Convenzione europea
delle estradizioni che detta, sostanzialmente, che nel caso vi
sia un processo in corso per lo stesso reato per cui viene
chiesta l'estradizione, quest'ultima si può evitare".
"Aggiungiamo anche - prosegue - che si va a contestare anche
mediaticamente ciò che non è contestato neanche dal diritto
internazionale secondo cui la Cisgiordania è un territorio
occupato e il diritto alla resistenza, nei territori occupati, è
sancito dal diritto internazionale, dalla carta dell'Onu e da
risoluzioni delle Nazioni Unite. Ci si muove verso la
possibilità di creare questa bolla mediatica da un lato e
dall'altro delegittimare azioni di contestazione e protesta".
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