"Un'azione efficace e profonda
che, in ossequio al dettato costituzionale, garantisca dignità
tanto ai detenuti quanto a chi nel carcere ci lavora, purtroppo
con altissimi e non più sostenibili sacrifici". La chiede, in
una nota, il segretario regionale Abruzzo del Sindacato autonomo
della Polizia Penitenziaria (Sappe), Giuseppe Ninu, a proposito
della situazione nelle carceri abruzzesi. Il Sappe denuncia
"turni di servizio di 8 -12 ore consecutive, a volte anche 16
ore, ferie non godute, lavoro straordinario non retribuito e
pasti non fruiti durante determinati servizi". Secondo il
sindacato "è impossibile pianificare impegni familiari e
personali, senza parlare di quella serenità lavorativa assente a
causa delle molteplici aggressioni spesso non punite. In
sostanza, non agenti, ma schiavi".
Ninu chiama quindi in causa le istituzioni per non aver
garantito i diritti agli agenti di polizia penitenziaria. Per
loro il sindacato pretende "strutture moderne ed efficienti in
grado di ridurre il sovraffollamento dei detenuti, in
particolare quelli affetti da gravi patologie e costretti a
espiare la pena da reclusi, invece di essere ricoverati nelle
sedi preposte".
"Gli Istituti penitenziari abruzzesi, Avezzano, Chieti,
Pescara, Lanciano, L'Aquila, Sulmona, Teramo e Vasto - conclude
Ninu - sono navi alla deriva e, in alcuni casi, l'assenza di
direttori o comandanti ha fatto implodere l'organizzazione, con
il rischio della sicurezza, non solo interna".
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