Una mano dipinta di rosso, con
vernice lavabile, sulla targa del rettorato dell'Università
dell'Aquila, a palazzo Camponeschi, in piazza Santa Margherita.
E' la protesta della rete di studenti e cittadini da alcuni
giorni accampati davanti al Dipartimento di Scienze Umane, nel
capoluogo abruzzese, in sostegno della resistenza palestinese.
Una mano rossa in segno di protesta nei confronti del rettore
Univaq, Edoardo Alesse il quale, secondo i manifestanti, "si
rende complice del genocidio non prendendo posizione contro
l'aggressione militare israeliana sulla popolazione
palestinese".
"L'università - si legge in una nota del movimento spontaneo
- in quanto tale non può essere neutrale rispetto a ciò che
accade, perché un luogo di formazione e di cultura, che aggrega
e unisce individui diversi per religione, orientamento sessuale,
identità di genere, provenienza geografica, lingua, opinioni
politiche, condizioni personali e sociali, non può esimersi dal
discutere in maniera collettiva dei temi politico-sociali che
interessano il mondo intero".
"E il rettore - incalzano i manifestanti - non si nasconda
dietro la pretesa di apoliticità per evitare il dibattito:
sappiamo che due anni fa non ha esitato a parteggiare per
l'Ucraina, allora come studenti e cittadini ci chiediamo quale
sia il motivo dietro questi doppi standard. È complice perché
permette all'università dell'Aquila di avere rapporti con
l'azienda Leonardo che produce le stesse armi usate
dall'esercito israeliano nel genocidio palestinese. È complice
perché permette all'Università di continuare a intrattenere
rapporti con il sistema accademico Israeliano, braccio forte
dell'apparato di occupazione coloniale. È complice - prosegue la
nota - perché permette all'università di collaborare con aziende
che hanno sede ubicata nei territori occupati illegalmente da
Israele".
I manifestanti ricordano che, fino a questo momento, i
vertici di ateneo non hanno rilasciato dichiarazioni in merito
'all'acampada' di protesta.
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