"Torniamo a proporre e chiedere
con urgenza il corridoio di connessione tra il Parco nazionale
d'Abruzzo Lazio e Molise e il nascente Parco nazionale del
Matese lungo il corso dell'Alto Volturno, fondamentale per la
tutela dell'orso. Chiediamo al ministero dell'Ambiente di
finanziare con maggiori risorse economiche le attività di tutela
dell'orso bruno marsicano, oggi assolutamente inadeguate, e
mettere regioni e aree protette in condizione di tutelare
efficacemente la specie a rischio". E' quanto scrive, in una
nota, Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di
Legambiente, all'indomani dell'investimento di un orso marsicano
in Abruzzo.
"Dopo la morte di Juan Carrito, investito nel gennaio 2023
sulla statale 17 che collega Castel di Sangro a Roccaraso, ieri
un altro orso bruno marsicano è morto investito, questa volta
sulla statale 690 Avezzano-Sora, all'altezza di Canistro, in
Valle Roveto. La morte di un orso è sempre una grave perdita in
termini di biodiversità perché la scomparsa anche di un solo
esemplare in una popolazione talmente ridotta in termini
numerici rappresenta un danno di enormi proporzioni - scrive
Raimondi - considerando che le femmine si riproducono poche
volte nell'arco della loro vita e non sono in grado di
compensare con le nascite eccessivi livelli di mortalità".
"Gestire e coesistere con questi esemplari significa anche
mettere in campo interventi non più rimandabili: tra questi
urgente la messa in sicurezza dal rischio rappresentato dalle
infrastrutture di trasporto (strade, autostrade, ferrovie…) con
misure di 'road ecology' ormai studiate da anni e poco
applicate, come la realizzazione di corridoi ecologici veri, che
possano mitigare il consumo di suolo e sanare la frammentazione
degli habitat".
Si potrebbe iniziare a finanziare, secondo Legambiente,
"proprio il Parco Nazionale Abruzzo Lazio Molise (Pnalm),
un'area protetta con cento anni di storia già portavoce di
azioni virtuose nella gestione dell'orso bruno marsicano, per
fare gli investimenti di road ecology necessari per rendere le
infrastrutture più sicure anche per gli orsi. La tutela, la
conservazione e la gestione di questa specie endemica
dell'Appennino va portata avanti attraverso interventi di lungo
periodo e un impegno comune basato su un'alleanza solida e forte
tra parchi, comunità locali e istituzioni".
Legambiente ricorda che nell'ultimo Rapporto orso marsicano
2023, disponibile sul sito Pnalm, dal 1970 al 2023 le cause di
morte sono ascrivibili per il 32% ad origine antropica (gli
incidenti tra questi), 48% illegale e 20% per cause naturali.
Quindi le cause di morte dipendono in ampia percentuale (80%
sommando antropica e illegale) dalle attività umane. 14 i casi
accertati di incidenti stradali sempre in questo arco di tempo.
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