Un ricorso urgente al Consiglio
di Stato per riformare l'ordinanza con cui il Tar ha respinto
l'istanza con cui veniva chiesta la sospensione della delibera
che da lunedì consentirà la caccia di selezione del cervo in
Abruzzo. Questo l'impegno annunciato dai rappresentanti delle
associazioni ambientaliste e animaliste in una conferenza stampa
convocata all'Aquila per fare il punto sulle azioni messe in
atto contro la delibera votata in estate dalla Regione Abruzzo.
"L'ordinanza del Tar Abruzzo - hanno spiegato i
rappresentanti riuniti al piazzale dell'Emiciclo - che non ha
accolto la richiesta di sospensiva della delibera presentata
dalle associazioni Lav, Lndc Animal Protection e Wwf Italia è
stata sicuramente una profonda delusione per i proponenti, ma
anche per i tantissimi abruzzesi che si aspettavano da parte
della magistratura amministrativa uno stop alla scelta della
Regione".
Finora la Regione Abruzzo aveva detto di no a leggi di questo
tipo. "Con la delibera n. 509 dell'8 agosto 2024 - hanno
ricordato i manifestanti - la giunta Marsilio ha invece inteso
prendersi la responsabilità di far cacciare i cervi, compresi i
piccoli appena nati. E lo ha fatto nel peggiore dei modi,
stabilendo persino un tariffario per ogni capo ucciso da pagare
agli Ambiti territoriali di caccia, gestiti dai cacciatori che
poi sono gli stessi che hanno fatto la maggior parte dei
monitoraggi sui cervi".
Presente, alla conferenza stampa, anche l'associazione
Appennino Ecosistema che, per voce del suo presidente Bruno
Petriccione, ha nuovamente sollevato una criticità della
delibera regionale dal punto di vista legale.
"L'attuazione degli abbattimenti in assenza di autorizzazione
di Incidenza ambientale - ha dichiarato Pietriccione - porrà in
essere condotte di rilevanza penale da parte del personale
addetto e dello stesso presidente Marsilio". Petriccione ha
ricordato che la sanzioni possono comportare ammende fino a
100mila euro e la reclusione fino a cinque anni.
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