L'amore per le atmosfere
e gli strumenti a corda del Mediterraneo orientale, un vecchio
bouzouki, antico strumento musicale greco, avuto in dono da
bambino a Salonicco da amici di famiglia, e un libricino con una
raccolta di poesie in dialetto lancianese del poeta Pietro
Mammarella. Sono gli elementi che hanno dato vita al primo disco
di DISANGRO, nome d'arte del musicista di Lanciano Costantino
Polidoro, una fusione di suoni mediterranei, elettronica,
ricordi delle origini in brani proposti, sabato scorso, a Villa
Santa Maria (Chieti) durante l'evento "Le produzioni musicali
dialettali in Abruzzo, tra tradizione e innovazione",
organizzato dalla Fondazione Peppino Falconio in collaborazione
con l'Ordine dei Giornalisti d'Abruzzo. Evento a cui ha
partecipato anche Mimmo Locasciulli. "Sono un figlio
dell'Abruzzo che mi ha ispirato in tante canzoni come 'Piccola
Luce' - ha detto l'artista - Ho suonato tanti strumenti, ho
sperimentato melodie e strade musicali e questo modo di
intrecciare musica mediterranea, suoni elettronici e dialetto è
intrigante e chiederò a DISANGRO di rubargli qualcosa. Ci vuole
coraggio per una proposta del genere e sono contento di aver
incontrato a Villa Santa Maria gente che ne ha".
A precedere le atmosfere electro folk dalla densità blues dei
brani di DISANGRO come 'Me voje fa' nu sonne', 'N'se'tu',
'Rondini', è stato il racconto dell'Abruzzo in musica
vernacolare a cura del sulmonese Michele Avolio che da oltre
quarant'anni si occupa di ricerca etno-musicale e svolge
un'intensa attività di musicista, da solista e come leader di
gruppi come i "DisCanto". "La mia - ha detto Avolio - è stata
una relazione suonata e cantata, basata sulle mie ricerche, i
miei percorsi di ricerca e sperimentazione. Ho raccontato la mia
vita nella musica e la musica attraverso la mia vita. E l'ho
fatto con i miei strumenti preferiti, voce, chitarra e bouzouki.
Quando DISANGRO mi ha proposto il suo progetto - ha aggiunto -
oltre alle capacità artistiche ho rivisto un po' il mio percorso
nella sua proposta, che fonde molto bene la grande ricchezza
della tradizione a uno sguardo che deve sempre andare oltre le
definizioni stereotipate, perché tutto ciò che è popolare non ha
confini e viaggia tra la gente".
"La musica, alcuni ricordi di infanzia, l'amore per i luoghi
dove sono cresciuto, i sapori del Mediterraneo. Da tutto questo
è venuto fuori un disco imprevisto che sin da subito ha dovuto
misurarsi con i limiti che di fatto avevo - ha detto DISANGRO -
Tutto è stato composto, suonato e registrato da me fra le mura
domestiche, utilizzando gli strumenti a corde che avevo in casa,
un computer e un solo microfono da pochi euro. Ho capito che i
limiti possono essere una risorsa, anzi, una chiave creativa
sorprendente. Il lavoro sulle poesie di Pietro Mammarella, mio
caro maestro elementare - ha aggiunto il musicista lancianese -
mi ha fatto riflettere sul destino, un cammino già scritto da
poter incrociare, se solo si ha il coraggio di cercarlo. Il
ritrovamento 'casuale' di questi versi, già ricchi di ritmo e
melodia, mi ha spinto a mescolare e rendere pubblici elementi
che ho sempre avuto dentro di me, ma riservati alla sfera
privata".
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