E' uno degli episodi mitologici della storia del cinema, ma non c'è niente di inventato, accadde sul serio. Nel 1968 Jean Luc Gordard, il grande vecchio della Nouvelle Vague, scomparso oggi a 91 anni, con Francois Truffaut e Claude Berri guido' al festival di Cannes la protesta degli autori, auspicando maggiore liberta' nel cinema.
"È con immensa tristezza e gratitudine, oltre che con profondo rispetto, che il Festival saluta per l'ultima volta questo artista senza la cui opera il cinema oggi non avrebbe lo stesso volto", ha dichiarato oggi Cannes.
Ma cosa accadde nel '68? Truffaut e Godard, insieme a molti altri giovani colleghi - c'erano Claude Lelouch, Alain Resnais, Claude Chabrol - dichiararono prematuramente chiuso il festival, coinvolgendo nella protesta anche i cineasti stranieri come Milos Forman, Polanski e Vitti che erano in giuria.
Da quell'episodio nacque la Quinzaine des Realisaterurs nel 1969.
Ma perchè nacque la protesta dei cineasti, oltre che dallo spirito barricadero del tempo? Il ministro della cultura di allora Andre' Malraux aveva rimosso Henri Langlois dalla Cinematheque Francaise (l'episodio è anche in The Dreamers di Bernardo Bertolucci): una interferenza politica pesante. La Quinzaine des Realisateurs nel '69, divenne un festival nel festival, duro e puro: fu nominato responsabile il critico e organizzatore Pierre Henri Deleau (fino al 1998 sulla poltrona).
Cannes oggi ha ricordato il maestro: Dalla sua prima apparizione al Festival con Cleo dalle 5 alle 7 nel 1962, sono stati 21 film di Jean-Luc Godard proiettati. Ebbe il Prix du jury nel 2014 con Addio al linguaggio e nel 2018 una speciale Palma d'Oro per tutto il suo lavoro.
Cannes stesso autocelebrò l'episodio clamoroso del '68, mettendo in concorso per la Palma d'oro 50 anni dopo il film fiume Le Livre d'image, una storia del cinema molto filosofica, un montaggio infinito di spezzoni di film, citazioni continue dalle origini del muto ad oggi (inclusi Pasolini e Fellini), un vagare sincopato. Lunghe file fuori per vederlo e discussioni a non finire, come sempre per le opere di Godard che si era collegato dalla Svizzera in videoconferenza, anticipando la 'moda zoom' della pandemia. (ANSA).