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L'IA invade gli smartphone, 40 milioni già collegati

Piva (Polimi): rischio autostrada a due velocità, ma Ue è vigile

Sistemi di IA accessibili da 40 milioni di smartphone (fonte: PublicDomainPictures)

Redazione Ansa

Da un lato le istituzioni, che con l'IA Act hanno regolamentato il settore dell'intelligenza artificiale a livello europeo, dall'altro le aziende, che continuano a rendere disponibili applicazioni e software di Intelligenza Artificiale generativa per gli utenti. Il rischio? Quello di bruciare i tempi e di creare un'autostrada a due velocità, che rende confuso un panorama già di per sé complesso e in continuo divenire. Nonostante la disponibilità da mesi di app come ChatGpt e Copilot, il grande pubblico si è approcciato all'IA generativa grazie agli smartphone, soprattutto la serie dei Galaxy S24 presentata da Samsung a gennaio. Nelle ultime ore, il pubblico di riferimento di Galaxy AI è aumentato ulteriormente, con l'approdo delle funzionalità di intelligenza artificiale generativa anche sui "vecchi" Galaxy S23, Galaxy Z Fold 5 e Galaxy Z Flip.

Tradotto in numeri, secondo le stime degli analisti di Counterpoint Research, vuol dire poco meno di 40 milioni di dispositivi al mondo capaci di tradurre telefonate e testi con l'IA, scrivere messaggi supportati da un chatbot, persino modificare le foto, scambiando persone e oggetti, per risultati nuovi e, teoricamente, fuorvianti. "Visto l'ampliamento, serve maggiore consapevolezza da parte delle persone. L'IA è oramai ovunque", osserva Alessandro Piva, direttore dell'Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano.

"Anche perché - prosegue - applicazioni del genere, destinate alla massa, sono del tutto legittime e non in conflitto con l'IA Act dell'Unione Europea che è in prima linea sull'argomento. La norma prevede quattro livelli di rischio da tener presente nell'adozione su larga scala della tecnologia, e la stragrande maggioranza dei sistemi attualmente in uso rientra nella categoria a 'rischio minimo', che include videogiochi e app di libero utilizzo".

Non vuol dire abbassare la guardia, soprattutto quando in gioco c'è la veridicità di un contenuto. Galaxy AI permette di cambiare il modo di usare molte app, tra cui le chiamate e la scrittura di messaggi. Con "traduzione live", ad esempio, è possibile tradurre una telefonata audio in tempo reale, visualizzando sullo schermo il testo di un interlocutore, già nella propria lingua. Funzionamento simile per la traduzione di chat e file di testo. La possibilità di cambiare senso a una foto, spostando soggetti da una parte all'altra, persino inserendone di nuovi prima assenti, potrebbe spingere la creazione di fake. Samsung, nei metadati delle singole immagini, inserisce l'indicazione del contenuto generato da Galaxy AI ma non è detto che basti.

"In Italia abbiamo un Garante che è molto attento a questi temi, forse più che altrove. Seguendo l'approccio dell'Unione Europea sull'IA Act, che ha richiesto mesi di approvazioni e dibattiti, qualsiasi perplessità dovuta dall'apertura di una piattaforma di IA al grande pubblico non passerà inosservata - rileva ancora Piva - e sarà oggetto di valutazione e analisi.

Resta la sfida delle tempistiche: si fa prima a usare una tecnologia che a regolarla ma c'è molta più proattività oggi che in passato. Si sta discutendo proprio in questi giorni, con associazioni di categoria e istituzioni, di copyright e generazione di contenuti digitali. Aspettiamoci una regolamentazione anche in tal senso, che sappia bilanciare creatività e trasparenza". (ANSA).
   

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