"Buon Natale a tutti i miei colleghi e sostenitori. Fate sapere che sono qui perché sono un difensore dei diritti umani".
"Durante tutta la visita, Patrick ha sottolineato che all'inizio ha pensato di essere stato preso per sbaglio - si legge nel messaggio pubblicato dagli attivisti - e che sarebbe uscito non appena l'incomprensione fosse sparita. Tuttavia, ora è certo di essere stato punito per il suo lavoro, ha detto 'che sia chiaro e che io sono qui perché sono un difensore dei diritti umani e non per un qualsiasi altro motivo inventato'". Ha anche aggiunto "che in ogni seduta del tribunale il giudice fa le stesse domande e poi rinnova la sua detenzione, oltre al fatto che l'unica volta che l'accusa gli ha fatto vedere i presunti post di Facebook si sono rivelati essere i post di altre persone e non le sue parole. Si tratta di un semplice caso di vendetta e nient'altro". Patrick, che soffre di dolori di schiena, "non vuole visitare l'ambulatorio del carcere - si legge ancora - perché ha un medico a Bologna di cui si fida e ha paura di farsi fare una diagnosi o di farsi prescrivere dei farmaci". Dopo che Patrick ha passato "il Natale occidentale in carcere, c'è ancora tempo per festeggiare il Natale orientale con la sua famiglia, il 7 gennaio", scrivono infine i sostenitori della campagna di liberazione, invitando tutti a rispondere alle parole dello studente.
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