(di Amalia Angotti)
(ANSA) - TORINO, 15 APR - "Christian Greco, da dieci anni
alla guida del Museo Egizio, ha sempre fatto della
digitalizzazione del patrimonio e dell'open access i temi
identitari di questa istituzione". A parlare è Enrico Ferraris,
uno dei curatori dell'Egizio, nel giorno in cui il museo apre le
porte ai wikipediani per una maratona di scrittura o edithaton,
come viene chiamata dagli esperti, nell'ambito di un accordo con
Wikimedia.
"Vogliamo raccontare la ricerca archeologica in maniera
innovativa, anche sottolineando i legami tra studi e discipline
che convivono nel Museo. Ogni nostra iniziativa prevede una
convergenza di discipline diverse, non solo dietro le quinte, ma
anche negli allestimenti delle mostre, che spesso sono
multimediali e tecnologici, proprio per raccontare i nostri
reperti e valorizzarne la storia millenaria. E' un modo anche
per attrarre in museo i giovani, e non solo gli appassionati di
antico Egitto", racconta Ferraris. "Studi antichi, archeologia e
tecnologie oggi sono molto più vicini di quanto si possa
immaginare", osserva Ferraris.
L'edithaton non è l'unico appuntamento che va in questa
direzione. "Per celebrare il bicentenario abbiamo messo a punto
un'agenda culturale che parte proprio dall'open access e
dall'open science. Ogni mese punteremo i riflettori su uno dei
volti del Museo Egizio. Aprile è dedicato all'open access con
incontri in particolare a Biennale Tecnologia e Biennale
Tecnologia Off". Giovedì 18 aprile alle 11,30 presso l'Aula
magna del Politecnico Christian Greco parlerà della rivoluzione
digitale nei musei. Sabato 20 ci sarà un incontro in Museo dal
titolo "200 anni e non sentirli, il Museo Egizio e la
rivoluzione della cultura open" che coinvolgerà Costanza Milani,
direttrice dell'Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del
Cnr e Iolanda Pensa, presidente di Wikimedia, moderate da
Ferraris e domenica 21 aprile, sempre all'Egizio, "I Musei tra
transizione e avanguardia digitale". (ANSA).
Ferraris, più giovani all'Egizio con archeologia e tech
Il Museo punta i riflettori sull'open access per il bicentenario